Nome e qualifica del proponente del progetto: 
sb_p_2158497
Anno: 
2020
Abstract: 

Ipotesi di base della ricerca è che esista una forte connessione tra la mancata (o quanto meno non-ufficiale) presenza della figura del "dramaturg" nel nascente teatro pubblico italiano, tra la metà degli anni Quaranta e l'inizio degli anni Settanta, e i tipici tratti di anomalìa del teatro italiano, risalenti almeno agli anni Venti, che la stessa affermazione della regia in Italia contribuì a portare a compimento.
La questione che pertiene l'esercizio della cosiddetta "dramaturgie" e la presenza della figura del "dramaturg" (sul modello definito già dal Settecento da Lessing in Germania e oggi ovunque diffuso a livello internazionale), risulta solo parzialmente e episodicamente studiata e solo eccezionalmente documentata sia negli studi sia nei programmi ufficiali dei teatri pubblici italiani.
Si ritiene da questo punto di vista di fondamentale importanza indagare la figura di Gerardo Guerrieri (considerato dagli studi come il primo "dramaturg" italiano) nel contesto della sua collaborazione con il primo teatro stabile pubblico italiano: Il Piccolo Teatro di Milano.

Obiettivi fondamentali del progetto saranno, in particolare:

1. Pubblicazione del carteggio inedito tra Gerardo Guerrieri, Paolo Grassi e Giorgio Strehler.

2. Studio puntuale della collaborazione di Gerardo Guerrieri con Paolo Grassi e Giorgio Strehler. 
A partire da un corpus consistente di documenti d'archivio, sarà possibile raggiungere i seguenti obiettivi di ricerca: - Ricostruire sin nei minimi dettagli la collaborazione di Gerardo Guerrieri con Paolo Grassi e Giorgio Strehler; affrontare con completezza di riferimenti documentari la questione della non-ufficiale presenza della figura del dramaturg nel nostro primo teatro pubblico italiano; studiare i processi di lavoro sul testo teatrale (in particolare di Giorgio Strehler); studiare la presenza di mansioni riconducibili al lavoro del dramaturg nel primo teatro pubblico; Gerardo Guerrieri come "invenzione sprecata" dal teatro italiano.

ERC: 
SH5_4
SH5_8
SH5_2
Componenti gruppo di ricerca: 
sb_cp_is_2837233
Innovatività: 

Le ipotesi di lavoro proposte consentiranno di sottoporre a verifica la seguente tesi:

Il lavoro del dramaturg sembra non poter trovare spazio, almeno ufficialmente, all'interno dei nostri teatri stabili nel secondo dopoguerra, in quanto alcune delle sue mansioni furono per la nascente regia italiana prerogative proprie e irrinunciabili del regista, di certo funzionalità non ufficialmente delegabili nel contesto degli anni Quaranta.
In seguito, affermatosi il modo produttivo registico, l'ufficiosità di tali mansioni permase come tratto caratterizzante il nostro sistema teatrale.

Il progetto potrà, in particolare, risultare innovativo, e quindi realizzare un avanzamento apprezzabile delle conoscenze rispetto allo stato dell'arte, per quanto riguarda le seguenti questioni:

1) DOCUMENTAZIONE DEI PROCESSI DI LAVORO E ESERCIZIO DELLA "DRAMATURGIE" NEL PRIMO TEATRO PUBBLICO ITALIANO. Per molti aspetti, che è possibile documentare indirettamente dalla corrispondenza con Grassi, il lavoro di Gerardo Guerrieri risulta decisamente affine a quello del Dramaturg di matrice tedesca, peraltro rintracciabile anche in altre figure attive dalla fine anni degli anni Cinquanta quali Virginio Puecher, Luigi Lunari, Gian Renzo Morteo, Tullio Kezich, Gilberto Tofano.
Si ritiene che la ricerca possa dimostrare come, anche per le modalità di collaborazione istituite, nel corso dei primi anni di attività del Piccolo proprio con Guerrieri, Grassi e Strehler, quando affidarono a figure "interne" le attività di collaborazione e consulenza drammaturgica, dovettero pensare all'esercizio di una "dramaturgie" nel segno di una continuità rispetto ai precedente apporti di Guerrieri, cui si andarono a sommare funzioni di effettiva assistenza alla regìa che Guerrieri invece non poté mai garantire. Per questi motivi venne introdotta, nei casi di queste più strutturate e "culturali" collaborazioni, nei propri cartelloni la dicitura di «regista assistente» (come rafforzativo di un ruolo rispetto al più diffuso «assistente alla regìa»). Segno altresì di come, ancora negli anni Sessanta, la parola "regìa" in Italia continuasse a definire e assorbire una molteplicità di variegate funzioni, pur avendo ormai raggiunto un assetto di vero e proprio modo produttivo.

2. RICOSTRUZIONE STORICA DEI PROCESSI CHE PORTARONO ALLA DEFINIZIONE DEL MODELLO ISTITUZIONALE DEL TEATRO PUBBLICO ITALIANO, A PARTIRE DALLA COINCIDENZA TRA STABILITA' E REGIA COME COMPIMENTO DEI TRATTI DI ANOMALIA DEL TEATRO ITALIANO.
Il carteggio che si intende pubblicare porterà a una conoscenza approfondita dei processi che portarono alla definizione del modello istituzionale e produttivo del Piccolo Teatro di Milano.
Il non scontato definirsi, nel corso delle prime due stagioni (1947-48; 1948/49), di una struttura organizzativa fondata quasi esclusivamente, dal punto di vista artistico, sulla figura di un unico regista (Strehler), segnò indubbiamente molte delle fortune del Piccolo Teatro. L'opzione ebbe tuttavia conseguenze rilevanti per l'intero sistema teatrale italiano, nel momento in cui esso assunse valore di implicita norma modellizzante per tutti i teatri stabili pubblici; saranno dunque ricostruibili dal punto di vista storico i processi e le motivazioni che portarono la cosiddetta regìa critica a declinarsi in Italia come modo produttivo che vide la netta prevalenza, proprio a partire dal Piccolo Teatro, della diarchia Direttore/Direttore artistico e in seguito delle "direzioni solitarie" (o, comunque sia, delle direzioni artistiche solitarie).
Determinante fu altresì, da questo punto di vista, l'aspirazione consapevole di Paolo Grassi, anche come strategia politica, di proporre nell'ambito del teatro di prosa una replica dei caratteri organizzativi e statutari degli enti autonomi lirici.
Per lo stesso Gerardo Guerrieri l'organizzazione del Piccolo, data proprio la presenza di un unicum irripetibile come Strehler, avrebbe dovuto rappresentare una eccezione nel panorama italiano, e non certo un modello strutturale. Già entro la metà degli anni Cinquanta, Guerrieri proponeva allo stesso Grassi una radicale riformulazione della struttura dei teatri stabili, in primis il Piccolo Teatro di Milano, finalizzata a ripensare lo stesso ruolo dei registi come parte di un organismo vivente, «capace di respirare e svilupparsi più armonicamente», anche «con mansioni diverse direttoriali per varie persone» (cit. dal carteggio inedito Guerrieri-Grassi).

Codice Bando: 
2158497

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