La ricerca intende descrivere e reinterpretare, mediante una serie organizzata di letture e azioni progettuali, il corpo ambientale del fiume Tevere, nel suo essere struttura spaziale, relazionale e trasformativa in rapporto (effettivo o potenziale) con il paesaggio urbano della città di Roma.
La tecnica d'indagine prescelta è quella della tomografia, che consiste nella rappresentazione del corpo - sia esso umano, animale, vegetale, organico o inorganico -attraverso immagini stratigrafiche discrete, dalla cui sommatoria e giustapposizione è possibile intuire la natura dell'insieme originario.
La scelta di ricorrere ad una lettura tomografica si lega alla naturale conformazione del sistema fluviale, il cui sviluppo lineare è descrivibile proprio riconoscendo le variazioni delle sezioni trasversali che, susseguendosi nello spazio, individuano differenti predisposizioni relazionali tra fiume e città.
In questi termini, la tecnica tomografica consente di riconoscere, costruendo adeguate interpretazioni progettuali, i momenti in cui la città si articola su differenti quote, per trasformare il dislivello orografico, generato e abitato dal corso del Tevere, da impedimento morfologico a legante visuale, percettivo, fruitivo. L'obiettivo è quello di ristabilire proficue alleanze tra la città e il suo fiume; alleanze che, nel caso di Roma, sono spesso interrotte.
Sebbene gli studi sul Tevere siano numerosi, molti dei quali di estremo rilievo sotto il profilo scientifico e della prefigurazione progettuale, la proposta di osservare la struttura fluviale attraverso lo strumento tomografico nasce dalla necessità di affrontare una serie di importanti questioni attorno al legame fiume-città che solitamente faticano ad essere focalizzate mediante strategie di lettura e strumenti progettuali più inclusivi.
In molti casi, infatti, le ricerche sul rapporto Tevere/Roma mostrano difficoltà metodologiche e operative nel coordinare la progettazione alla scala geografica (propria del sistema fluviale) con quella più circoscritta della piccola dimensione, legata alle esigenze contestuali delle singole aree di intervento. Ciò provoca un inevitabile scollamento tra l'ambito della pianificazione a larga scala, che associa al Tevere il ruolo di sistema prettamente legato all'ambiente naturale, e l'ambito del progetto puntuale o locale, destinato a confrontarsi, in modo serrato e non sempre sistematico, con presenze antropiche pervasive - dai circoli sportivi, ai sottoponti abbandonati, alle bancarelle, ai baraccamenti, ai barconi - le quali tendono a costituire ambiti problematici circoscritti, la cui messa a sistema rappresenta un ulteriore e specifico momento progettuale. Da questa logica scalare, purtroppo difficilmente interconnessa, deriva in molti casi la necessità di agire mediante un post-progetto, un ulteriore fase riorganizzativa che, pur tentando, non sempre riesce ad essere efficace nel mettere in coerenza le diverse esperienze contestuali (della piccola scala) rispetto ad una strategia di ordine generale (a scala vasta).
Diversamente, lavorare sul fiume seguendo un principio tomografico consente di riconoscere il legame spontaneo tra la parte e il tutto, affidando alla successione delle singole sezioni trasversali la costruzione di una continuità narrativa in direzione longitudinale. Pertanto, la ricerca che si vuole proporre è volta a ricostruire una continuità "urbana" del fiume Tevere a partire da una consequenzialità scalare tra ambito geografico e singolo fotogramma progettuale. Essa, infatti, è pensata per tenere assieme la compresenza degli attuali e circoscritti paesaggi tiberini (il paesaggio naturale, il paesaggio dell'archeologia, quello dell'archeologia industriale, quello dei muraglioni, quello dei circoli sportivi esclusivi, quello dello sport e del loisir, ecc.) e gli scenari trasformativi più ampi, che, di volta in volta, saranno anticipati dalla pratica del progetto.
Oltre alle questioni appena evidenziate, la tecnica tomografica (di rilievo e di progetto) applicata allo studio dell'invaso tiberino definisce un nuovo e valido supporto per ripensare il progetto delle sezioni fluviali non più in un'ottica squisitamente infrastrutturale, ma come luogo della ricerca architettonica.
Da strumento ingegneristico, finalizzato al disegno di una sezione fluviale rispondente alle necessità di controllo delle portate idriche ordinarie e straordinarie, la tomografia diviene il supporto progettuale per attuare la riconfigurazione spaziale e identitaria dell¿alveo fluviale che, in questa nuova visione, è inteso come un sistema architettonico (non solo ingegneristico) nel quale la vita urbana ricerca possibilità espressive e fruitive.
Attualmente, infatti, diversamente da ciò che accade nelle principali città europee attraversate o lambite da un fiume, la sezione tiberina è ancora strettamente ed esclusivamente modellata sulla base di esigenze di natura tecnico-ingegneristica, dimostrandosi respingente nei confronti delle principali dinamiche che abitano lo spazio della città contemporanea. La ricerca che si vuole proporre ha dunque l'ulteriore importante obiettivo di riconoscere alla visione tomografica un ruolo più ampio rispetto a quello di mero strumento tecnico, affidandogli, specialmente nello studio e nella progettazione spaziale, funzionale, percettiva dei sistemi fluviali urbani (nel caso specifico del sistema fluviale del tratto urbano del Tevere) il compito di descrivere e trascrivere i contenuti informativi di un progetto architettonico che ambisce a individuare relazioni significative tra fiume e città.