Anno: 
2017
Nome e qualifica del proponente del progetto: 
sb_p_575220
Abstract: 

Lo scopo del progetto qui presentato è l'analisi del rapporto che intercorre tra l'attenzione rivolta da Benveniste all'aspetto semantico dell'analisi linguistica e il suo interesse per l'aspetto antropologico e sociologico del linguaggio. Studioso di grammatica comparata prima ancora che di linguistica generale, Benveniste è infatti erede di una tradizione che parte dagli anni parigini di Saussure (1880-1890) in cui quest'ultimo insegnò sanscrito all'École pratique des hautes études, passa per Antoine Meillet, allievo di Saussure e suo erede sulla cattedra di Linguistica comparata, e vede un capostipite in Michel Bréal, primo utilizzatore del termine «semantica».

Nei suoi lavori di grammatica comparata, da lui condotti lungo tutti i cinquant'anni di carriera, il focus posto esplicitamente (come affermato nella Prefazione del Vocabolario delle istituzioni indoeuropee) sui «significata», che soli sono di competenza del linguista, e non sui «designata», non impedì a Benveniste di cercare di comprendere la società che utilizzava la lingua osservata. Che si trattasse di studi di indoeuropeistica o di filologia iranica, lo studio della semantica si rivelava così un modo di arrivare a comprendere gli usi e i costumi della cultura di riferimento, la varietà dei suoi innesti e sviluppi successivi e la sua percezione dell'uomo, dello spazio e del tempo.

L'originalità dell'approccio di Benveniste rispetto alla tradizione comparativista in cui pure si inserisce, il suo eclettismo nel saper paragonare lingue e culture di aree ed epoche diverse nel rispetto del rigore filologico, i punti di contatto tra la sua ricerca sociologica e quella di etnoantropologi come Marcel Mauss e Bronislaw Malinowski, saranno altrettanti filoni di indagine che questa ricerca si ripromette di esplorare.

Componenti gruppo di ricerca: 
sb_cp_is_718416
Innovatività: 

Per quanto riguarda l'innovatività della ricerca, l'obiettivo che il progetto si propone è quello di affrontare con un diverso approccio dei problemi già in parte ravvisati. La presenza di un'antropologia in Benveniste è nota già da tempo, come pure il suo interesse alla letteratura e in generale a discipline che esulassero dal campo della grammatica comparata.
La sua vicinanza a problemi di carattere teorico, resa esplicita tramite a lavori di linguistica generale a partire dalla metà degli anni Sessanta fino alla sua morte, rese il suo nome noto anche al di fuori dei ristretti confini della grammatica comparata. Il suo confrontarsi con filosofi, psicologi e antropologi lo fece emergere come figura eterodossa rispetto allo strutturalismo allora imperante e creatrice di un modo di pensare nuovo della funzione del linguaggio, ruolo che gli è tuttora riconosciuto. Ma questa fama ha portato a trascurare l¿aspetto eminentemente grammaticale di tutte le sue riflessioni, anche di quelle di carattere più generale. Ne è un chiaro esempio lo studio delle lingue storiche, soprattutto iraniche, da lui portato avanti anche nel periodo di elaborazione della linguistica generale. Lo scopo di questa ricerca sarà perciò quello di mostrare che la concezione dell'«uomo nella lingua» così come formulata da Benveniste, l¿utilizzo di un linguaggio che «ben prima che a comunicare... serve a vivere» come ebbe a dire in una conferenza poi diventata un articolo (ora nel primo volume dei Problemi) nasce nell¿attenzione che da linguista presta ai verbi, ai pronomi della frase, alle desinenze e alle comparazioni fra le lingue storiche.
Nella sua impostazione da linguista Benveniste continuava l'eredità ricevuta da Antoine Meillet. La vicinanza di quest'ultimo all'impostazione della sociologia francese, di cui gli esponenti più celebri furono Émile Durkheim e Marcel Mauss, non gli impedì di prendere le distanze da qualsiasi tentativo di andare al di là dello specifico oggetto di indagine da parte dei linguisti. Le speculazioni riguardanti gli usi e i costumi delle popolazioni parlanti una certa lingua gli sembravano infatti mancanti di quel rigore scientifico che solo l'analisi filologica possedeva. Benveniste riprende questa separazione quando nella prefazione al Vocabolario delle istituzioni indoeuropee afferma di occuparsi dei «significata» e non dei «designata» delle parole in esame. Tuttavia, lo stesso intento del Vocabolario mostra come la sua separazione non sia affatto così netta. In un periodo in cui la sociologia si avvia a diventare una scienza sempre più rigorosa, Benveniste utilizza la semantica per comprendere il reale significato delle parole e quindi poter risalire all'ambito concettuale di riferimento, analizzando le sue modifiche e strutturazioni nel corso del tempo. Ben lungi dall'essere qualcosa di immutabile, il pensiero si modifica nella lingua (ma non grazie alla lingua): agito sotto forma di riti, usi, credenze, si stratifica nel linguaggio e mostra la sua presenza all'analisi del linguista. Le diversità e affinità fra lingue storiche e la loro comune origine si intrecciano sempre alla storia delle popolazioni che le hanno parlate.
Lungi dal nascere come interesse distinto ed emergere negli anni Sessanta con l'avvento degli studi teorici, l'attenzione di Benveniste all'aspetto antropologico sarebbe profondamente intrecciata alle analisi filologiche compiute su testi antichi, in gran parte religiosi, provenienti dall'area iranica, e agli studi di indoeuropeistica. La particolarità di questo studioso non sarebbe perciò semplicemente legata al suo eclettismo ma alla capacità di innovare degli studi già pienamente formati, quelli di grammatica comparativa, grazie a intuizioni e interessi che oltrepassano la linguistica senza però allontanarsene.

Codice Bando: 
575220
Keywords: 

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