La riforma del Titolo V del Testo Unico Bancario (T.U.B.), recependo le crescenti istanze di maggiore eticità dei modelli di business degli intermediari bancari, ha introdotto, nel nuovo articolo 111 bis, la figura di "operatori bancari di finanza etica e sostenibile" (OBaFES). Tali intermediari devono rispettare specifiche condizioni operative e di governance definite nel richiamato articolo.
Si tratta di requisiti riferiti a: (i) criteri di valutazione dei finanziamenti; (ii) trasparenza informativa sulle politiche creditizie; (iii) composizione del portafoglio crediti; (iv) distribuzione dei profitti; (v) modelli di governance; (vi) politiche retributive.
Le condizioni richieste da B.I. per tale speciale categoria di intermediario bancario si risolvono in vincoli invasivi rispetto alle tradizionali prassi gestionali e di governance delle banche italiane; è scontato, pertanto, che soltanto gli intermediari a specifica vocazione etica possano rientrare nel perimetro degli OBaFES.
Eppure, con l'art. 111 bis, per la prima volta, il legislatore secondario fissa precisi e specifici requisiti di eticità per gli intermediari bancari che possono, pertanto, essere considerati utili alla definizione di un benchmark di eticità del mercato bancario.
La presente ricerca intende costruire un indicatore di eticità delle banche, a valere sul dettato normativo dell'art. 111 del T.U.B., utile per misurare il gap etico che le banche tradizionali scontano nella loro attività.
La recente introduzione, con l'art. 111 bis del T.U.B. della figura di "operatori bancari di finanza etica e sostenibile" (OBaFES) apre ufficialmente una sfida di eticità per il settore bancario. Per la prima volta, il legislatore secondario fissa criteri di eticità operativi, gestionali e di governance che costituiscono un benchmark di eticità anche per le banche tradizionali. La ricerca vuole rispondere in modo tempestivo alla recente novità regolamentare e intende contribuire a chiarire lo stato di eticità del settore bancario italiano mai valutato fino ad oggi, anche in ragione dell'assenza di specifici benchmark.
La misurazione del grado di eticità delle banche italiane favorisce lo sviluppo di una finanza inclusiva e ad impatto sociale, sempre più reclamata dopo le esperienze delle recenti crisi bancarie ed a seguito dei crescenti tassi di povertà ed esclusione finanziaria e sociale.