I miei interessi di ricercano riguardano la storia del pensiero politico contemporaneo. In particolare, il mio progetto di dottorato verte sulla storia del concetto di neoliberalismo nell’ambito delle teorie critiche
contemporanee. Dagli anni Novanta in poi, tale categoria è impiegata quasi esclusivamente in questo eterogeneo contesto teorico, per definire analiticamente e criticamente le trasformazioni socio-politiche-economiche-antropologiche del mondo contemporaneo (dagli anni Sessanta è molto raro che vi siano “neoliberali” che si autodefiniscono come tali); e in modo ancor più specifico per ridefinire e comprendere le metamorfosi della varie forme del potere, della critica del potere, e dell’emancipazione. In quest’ottica, mi propongo di realizzare una mappatura storico-teorica del concetto di neoliberalismo la cui pretese teoriche principali riguardano un'analisi e valutazione dell’euristica della categoria di neoliberalismo; la metamorfosi concettuale delle categorie con viene interpretato il potere e la critica al potere; l’effettualità-ineffettualità delle critiche che discendono dalle teorie-critiche del neoliberalismo. Intendo dividere il lavoro in due parti. Una prima parte sarà introduttiva, riguarderà la categoria di neoliberalismo secondo i teorici “neoliberali” e coprirà il periodo che va dagli Trenta agli Sessanta. In questa sede mostrerò come l’eterogenea galassia delle dottrine neoliberali nasca nel periodo inter-bellico sia per criticare il collettivismo loro contemporaneo, sia per ripensare le basi teoriche del liberalismo classico. In questo contesto, il concetto di neoliberalismo è pensabile come un “concetto di movimento” (per usare una categoria koselleckiana), povero di contenuto esperienziale, ma capace di generare aspettative nel futuro. Il concetto è così funzionale a articolare sotto a un nome comune un minoritario e plurivoco movimento intellettuale. Nel pieno della Guerra Fredda, a partire dagli anni Sessanta, i teorici del neoliberalismo cessano di utilizzare questa parola per autodefinire il loro pensiero. La parola “neoliberalismo” decade, proprio nel momento in cui i contenuti che un tempo erano in essa condensati, iniziano a divenire egemonici prima nel mondo occidentale, poi a livello
globale. La parola di neoliberalismo riemerge gradualmente nel dibattito politico verso gli anni Settanta-Ottanta, ma non è più associabile a un movimento intellettuale positivo. A impiegarla sono intellettuali e militanti in varia misura critici nei confronti dell’ordine esistente. È in questa fase che neoliberalismo diviene un concetto critico e, successivamente polemico: un concetto con cui si cerca di afferrare teoricamente il presente e di agire in esso in senso trasformativo in direzione di una potenziale emancipazione. Sono anni di profondo ripensamento e trasformazione delle tradizionali teorie critiche, in cui il
concetto di neoliberalismo diviene un operatore teorico fondamentale per pensare le risemantizzazioni del potere e della critica. Nella seconda parte del lavoro, quella centrale, mi occuperò del concetto di neoliberalismo così inteso. In questa sezione, mostrerò come questo concetto inizi a venir usato per ripensare criticamente già dagli anni Settanta-Ottanta il potere sociale, soffermandomi sulle analisi di Michel Foucault e di Stuart Hall; dagli anni Ottanta-Novanta diventa fondamentale la questione di come le prassi critiche siano capaci di intervenire nella trasformazione del potere neoliberale, perciò in questo
blocco-cronologico metterò in relazione il problema del neoliberalismo e il tema della critica, focalizzandomi sul pensiero di Bourdieu, di Ranciere e di Boltanski. Tra gli anni Novanta-Duemila iniziano a circolare analisi sulla globalizzazione del capitale neoliberale, in questo contesto prenderò in esame, fra gli altri, il pensiero di Harvey, Arrighi e Sassen. Infine, nell’ultimo capitolo, mostrerò come negli anni successivi alla crisi del 2007-2008 emerga nel dibattito sul neoliberalismo, la questione sulla validità euristica della categoria, sempre più accompagnata da prefissi o aggettivi che ne vorrebbero marcarne una trasformazione: neoliberalismo mutante, post-neoliberalismo, “Nuovo” neoliberalismo, neoliberalismo populista, neoliberalismo reazionario, ecc. Prenderò in esame, inoltre, l’impiego polemico e strumentale del concetto di neoliberalismo da parte di forze reazionarie, come quelle sovraniste, mostrando come queste ultime lungi dall’essere un’alternativa a ciò che criticano, possano essere considerate in molti casi una diversa interpretazione del loro referente strumentalmente “polemico”. Nelle conclusioni, alla luce di quanto sarà emerso dalla mia mappatura storico-concettuale, farò delle valutazioni globali sul variare delle forze polemiche e delle forme critiche associate al concetto di neoliberalismo nei vari contesti presi in considerazione, cercando di dare una mia lettura circa la forza euristica e l’interesse che il concetto di neoliberalismo può avere ancora oggi,
in relazione all’analisi del potere e del contro-potere.
Attraverso una mappatura del il neoliberalismo inteso come categoria critico-polemica, intendo riconoscere, storicizzare e analizzare i contenuti semantici concentrati in questo concetto tramite una lente inedita, con la quale chiarificare linee esemplari del dibattito politico contemporaneo sul neoliberalismo; verificare gli strumenti analitici con cui è stato e viene condotto; comprendere l’euristica che dischiude o preclude la tematizzazione del rapporto tra potere e critica attraverso la cornice teorica del neoliberalismo, comprendendone da un punto di vista diacronico e sincronico i mutevoli referenti polemici; infine indagare in che misura tale concetto sia stato, e possa o non possa più essere, un dispositivo teorico utile a riprodurre il concreto nell’astrazione teorica. Citando
Franco Fortini “Si tratta di registrare gli strumenti critici, di verificarne i poteri, di decidere a quale livello dal mare cominciano i nostri calcoli, entro quale arco di meridiani e di paralleli consideriamo validi i nostri discorsi”.
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