Il carcinoma differenziato della tiroide (DTC) è una neoplasia che, ad un ovvia malignità biologica, contrappone una benignità clinica caratterizzata da un andamento indolente e da una prognosi favorevole nel 95% dei casi; tuttavia esso si presenta in forma aggressiva con replicazioni metastatiche a distanza in circa il 5% dei DTC. E' noto che il processo di trasformazione neoplastica implica l'acquisizione progressiva di mutazioni genetiche a carico di oncogeni e/o oncosoppressori che si estrinseca nell'espressione di specifiche molecole da parte del DTC e di uno specifico indice proliferativo. La caratterizzazione dell'espressione genica del carcinoma tiroideo sta consentendo di costruire una classificazione d i questi tumori non solo su base istologica e clinica, ma anche molecolare. In molti casi questo strumento consente di stimare la prognosi del paziente in modo più preciso e di impostare in modo appropriato la terapia. Tra i vari marcatori tumorali proposti negli ultimi decenni, l'indice proliferativo Ki67 (Ki67) e il protoncogene HER2/neu (HER2) sono stati di frequente correlati a dati prognostici di pazienti affetti da carcinomi solidi non tiroidei. Nel caso dei DTC, tali marcatori tumorali non sono stati esaurientemente studiati e caratterizzati ed i pochi dati disponibili sono spesso contraddittori.
Nello studio proposto saranno selezionati circa 30-40 pazienti con pregressa diagnosi di DTC e sarà valutata l'espressione di Ki67 ed HER2 sul campione istologico post operatorio correlando i risultati con l'evoluzione clinica della malattia, riesaminata retrospettivamente. L'obiettivo specifico è quello di definire i cut-off di positività di tali marcatori e correlarne i livelli di espressione con l'istotipo tumorale, le dimensioni della neoplasia primitiva, la presenza di metastasi linfonodali e/o a distanza, il rischio di recidiva di malattia nonché la valutazione prognostica complessiva.
In una società sempre più improntata alla personalizzazione di offerte e servizi, anche in ambito sanitario sembra evidenziarsi l'esigenza di una medicina che tenga conto delle differenze individuali e che porti allo sviluppo minuzioso di terapie e cure soggettive aprendo così la strada all'era della cosiddetta "precision medicine".
Per parlare di medicina di precisione è necessario che ogni strumento diagnostico-terapeutico nelle mani del medico sia in grado di dare una realistica e fedele caratterizzazione dei parametri bio-fisiologici di un individuo, al fine di calibrare nel modo più individualizzato possibile un intervento medico-sanitario.
Tale evidenza risulta essere di particolare importanza in ambito oncologico, in cui sempre più si sta cercando di studiare la biologia e l'espressione molecolare del singolo tumore in modo da poterne definire le caratteristiche neoplastiche peculiari in un singolo paziente al fine di impostare la cosiddetta "target-therapy". La target-therapy è di fatto una terapia molecolare basata sullo studio dell'espressione neoplasia-specifica, che consente la caratterizzazione anche immunologica degli istotipi con maggiore complessità del derangement genetico-molecolare. Tale approccio ha già consentito in altre neoplasie l'individuazione di terapie biomolecolari che interagiscono con i checkpoint immunologici coinvolti nella tolleranza verso i tumori. La ricerca proposta si pone come obiettivo l'identificazione di due marcatori molecolari (Ki67 e HER2) tumorali di proliferazione studiati finora sopratutto in neoplasie solide non tiroidee. L'innovatività della ricerca, però, non solo si esprime nella possibilità di definire il ruolo di Ki67 e HER2 nei carcinomi tiroidei, ma anche nella valutazione prognostica ad essi correlata. Quest'ultimo aspetto potrebbe essere rilevante se inserito nella ricerca rivolta all'identificazione precoce delle forme rare più aggressive di carcinomi tiroidei e, in futuro, per impostare schemi terapeutici che possano essere mirati e individualizzati sulla base della espressione molecolare neoplasia-specifica.