Il presente progetto ha l¿obiettivo di esplorare la presenza di una storia di trauma complesso e di disorganizzazione dell'attaccamento in un campione di donne vittime di violenza nelle relazioni intime (d'ora in poi IPV, Intimate Partner Violence). Pur essendo la forma di violenza più comunemente esperita dalle donne (WHO, 2016), infatti, molti sono gli aspetti dell'IPV ancora taciuti e sommersi. Spesso inoltre si dimentica che parlare di IPV significa parlare anche di violenza intrafamiliare, ossia di violenza (diretta o indiretta) contro bambine e bambini. La percentuale di figli che assiste a episodi di violenza in famiglia è infatti del 65,2% (ISTAT 2015).
Tale progetto intende quindi esplorare, in un campione di 40 donne vittime di IPV reclutate presso vari Centri Anti-Violenza, la presenza di violenza assistita (esposizione dei minori alla violenza in famiglia) e di altre esperienze avverse nella storia infantile delle vittime di maltrattamento, nonché lo stato mentale di tali donne rispetto all'attaccamento e la presenza di elementi traumatici non elaborati. Per esaminare le rappresentazioni relative all¿attaccamento verrà utilizzata l'Adult Attachment Interview, mentre per esplorare ulteriormente la frequenza, la tipologia e la gravità degli eventuali traumi vissuti durante l'infanzia ci si servirà del Complex Trauma Questionnaire.
Nello specifico, ci si aspetta che i risultati evidenzieranno livelli significativamente più alti di uno stato mentale caratterizzato da uno stato mentale disorganizzato e dall'irrisoluzione di traumi nelle donne vittime di IPV rispetto ai dati normativi, e che il numero, la frequenza e l'intensità delle esperienze avverse infantili sia significativamente più elevato nelle vittime di IPV che nella popolazione normale.
Come accennato in precedenza il fenomeno della violenza assistita è molto diffuso ma purtroppo è ancora poco visibile, sia perché non produce segni fisici sul minore, provocando però danni ben più profondi e difficili da definire, sia per via della definizione giuridica della fattispecie di reato, nonostante questa provochi conseguenze psicologiche pari a quelle dell'abuso diretto. Ad oggi, infatti, la violenza assistita è considerata solo come circostanza aggravante della violenza domestica commessa in presenza del minore (Decreto Legge 14 agosto 2013, n. 93). Tale riconoscimento non solo non può bastare, ma sembra screditare le compromissioni che tale fenomeno ha sia nell'immediato sia nel lungo termine proprio perché rappresenta un predittore di un possibile maltrattamento e abuso futuro, in particolare in una relazione di coppia.
Il progetto si propone dunque di far emergere il peso esercitato della violenza assistita, con lo scopo di far riconoscere il fenomeno come un vero e proprio reato penalmente rilevante e non solo come un'aggravante da imputare al reato di maltrattamento. Inoltre, mira a valorizzare la teoria che considera la violenza assistita come un fenomeno portatore di gravi conseguenze nell'età adulta di bambine e bambini che la subiscono.
L'indagine sulle rappresentazioni d'attaccamento, con un particolare interesse per il ruolo della disorganizzazione e del trauma complesso, potrebbe inoltre essere particolarmente utile per comprendere l'IPV nonché per capire perché le vittime hanno difficoltà a separarsi dai perpetratori. Sebbene infatti la letteratura recente abbia sottolineato l'importanza e l'utilità di fare riferimento alla teoria dell'attaccamento per comprendere il fenomeno dell'IPV mancano, allo stato attuale dell'arte, studi che si siano serviti di strumenti qualitativi come l'AAI per indagare a fondo la complessità degli stati mentali rispetto all'attaccamento ¿ con particolare riferimento alla presenza di stati non integrati ¿ e di altri strumenti in grado di rilevare e distinguere le varie forme di esperienze traumatiche subite in età infantile. Come riportato da Velotti e collaboratori (2018), invece, gli studi condotti finora si sono concentrati prevalentemente sull¿insicurezza dell¿attaccamento come fattore di rischio per l'IPV, servendosi inoltre di strumenti self-report.
Il progetto potrebbe invece contribuire a una migliore comprensione delle rappresentazioni mentali rispetto all'attaccamento delle vittime di IPV e delle esperienze da loro vissute durante l'infanzia, e aiutare così a sviluppare metodi più efficaci non solo per comprendere, ma anche per aiutare le vittime, concentrando la terapia su quei fattori che sono, almeno in parte, responsabili delle loro difficoltà, promuovendo un migliore dialogo con operatrici e operatori dei centri antiviolenza.