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Ludovico Quaroni’s spatial grid in Prato. Cities and open forms

Il “reticolo spaziale” di Quaroni – che molto ricorda sul piano teorico gli esperimenti coevi dei “mats” o matrici urbane a crescita potenzialmente infinita dei van Eyck, dei Candilis, degli Smithson – nasceva come dispositivo in grado di adattarsi all’istanza di organizzazione, di relazioni e di integrazione propugnata dalla crescita esponenziale delle comunità urbane e della loro interna varietà, volendo incarnare la nozione di opera aperta formulata da Umberto Eco nel 1962, «un mistero da investigare, un compito da perseguire, uno stimolo alla vivacità dell’immaginazione».

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