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Guardare la città dal punto di vista dell'abitare

La città non è fatta solo delle case, delle infrastrutture e dei servizi, ma anche delle persone che ci vivono e di tutto quel mondo di relazioni, legami e affetti che plasmano e rendono vivibile il nostro stare insieme e il luogo in cui abitiamo. Bisogna lavorare per ricongiungere la “città di pietra” e la “città degli uomini”. Oltre a una città efficiente dobbiamo pensare a una città accogliente. Per questo è fondamentale assumere il punto di vista dell’abitare e della vita quotidiana. E, in particolare, essere vicini agli “ultimi”, guardare a come vivono.

Nuove forme dell'urbano e processi di riappropriazione della città

Le città stanno subendo profonde trasformazioni tanto da indurre un ripensamento delle forme dell’“urbano”. Accanto alle grandi pressioni dell’economia e dei modelli di sviluppo neoliberista, un’attenzione particolare è da rivolgere alle pratiche e ai processi di riappropriazione degli spazi che caratterizzano estensivamente le città e che rappresentano anche forme di risignificazione dei luoghi, nonché ai fenomeni di autorganizzazione sviluppati dagli abitanti, associati o meno.

Una città per l'uomo: le attese della città, oggi

Ripensare oggi la città cercando di guardarla con gli occhi di Giorgio La Pira, significa prima di tutto assumere un punto di vista che privilegia la dimensione dell’abitare e della vita quotidiana. La città non è fatta solo di case e di strade, di edifici ed infrastrutture, ma anche e soprattutto delle persone che ci vivono, delle relazioni sociali, della dimensione collettiva e delle forme di comunità che si costituiscono, della polis e della civitas, della cultura e dei valori che danno senso ai luoghi e al vivere insieme.

Urbanistica e vita quotidiana. Il punto di vista dell’abitare

Il contributo ricostruisce un possibile percorso di transdisciplinarietà a partire dal rapporto tra urbanistica e vita quotidiana e assumendo il punto di vista dell’abitare. Se il compito dell’urbanistica è di dare una risposta all’obiettivo di migliorare le condizioni di vita degli abitanti, molto bisogna ancora fare ed è ancor più necessario allargare gli orizzonti disciplinari, innovare le categorie interpretative, gli approcci e le metodologie, appellarsi alla collaborazione con altre discipline, lasciarsene contaminare, sperimentare percorsi appunto transdisciplinari.

Fuori raccordo. Abitare l’altra Roma

Il vasto territorio abitato, e sempre più urbanizzato, che si è sviluppato intorno al Grande Raccordo Anulare e al di fuori di esso, ma pur sempre nel territorio comunale di Roma, costituisce la realtà che più balza agli occhi se si guarda allo sviluppo urbano recente della capitale. Questa realtà in continua espansione, che è difficile chiamare “città” nel senso tradizionale che davamo alla parola, è oggi la parte più dinamica della capitale e da molti viene considerata la nuova periferia, quella più estrema.

Un approccio integrato e relazionale al metabolismo urbano e alla sua spazialità

Sempre più frequentemente ci troviamo a confrontarci con l’introduzione e la diffusione di categorie interpretative innovative che semplicemente danno nome alla presenza di fenomeni complessi che attraversano la città e l’ambiente urbano e che l’urbanistica e la pianificazione, nella loro declinazione radicata nella cultura della modernità, non hanno saputo per tanto tempo affrontare.

Mappatura critica e rigenerazione urbana a Roma

In questo tempo di coronavirus così difficile per tante persone e per le nostre città, sembra fuori luogo discutere di una mostra di mappe e fotografie su Roma, soprattutto se sviluppata prima che scoppiasse l’epidemia. In realtà, invece, appare assolutamente opportuno, anzi un’occasione per cominciare a pensare diversamente il futuro delle nostre città, ed in particolare di Roma, soprattutto a partire dal periodo post-coronavirus.

L’azione pubblica e la valorizzazione del protagonismo sociale

Nel passato l’approccio territorialista ha sviluppato una critica alla pianificazione intesa come mera strumentazione disegnata su carta e su mappe, caratterizzata da rigidità, incapace spesso di cogliere i processi socio-economici e di trasformazione urbana e territoriale reali o di raccogliere le sollecitazioni che provengono dalle dinamiche sociali e dagli abitanti, come tali o organizzati in associazioni e comitati.

Forme di autorganizzazione sociale nelle periferie urbane e sul territorio

In vari contesti urbani, rurali e montani si sono diffuse sia pratiche molecolari sia forme di autorganizzazione socio-territoriale che rispondono ad esigenze e situazioni differenti spesso compresenti e complementari: il desiderio e la capacità di riappropriarsi dello spazio di vita ma anche di alcune dinamiche di sviluppo e gestione del territorio; l’obiettivo di superamento dell’inerzia della pubblica amministrazione in un contesto di progressivo allontanamento della politica e delle istituzioni dai territori; la necessità di rispondere ad esigenze urbane e sociali (servizi, spazi verdi,

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