Verso la definizione di una lista della flora messicola d’Italia
L’evoluzione delle tecniche agronomiche ha determinato il regresso, negli ultimi decenni, di un ampio contingente di piante vascolari strettamente legate a colture di vario tipo; tale rarefazione è dovuta in particolar modo a due pratiche di largo utilizzo nell’agricoltura intensiva: il diserbo chimico, per mezzo del quale la flora commensale viene eliminata, e le fertilizzazioni, che cambiando le caratteristiche chimico-fisiche dei suoli, sfavorendo le entità adattate a terreni magri (Wilson 1991, Hyvonen et al. 2003). Conseguentemente, in molti Paesi d’Europa la ricerca scientifica ha iniziato a mostrare un crescente interesse verso le problematiche di conservazione di queste specie, un tempo elemento caratterizzante del paesaggio agricolo e di cruciale importanza per il funzionamento degli agroecosistemi, con particolare riferimento ai taxa più specializzati, come quelli commensali obbligati dei cereali autunno-vernini. La definizione, in base a criteri oggettivi, di tali entità risulta fondamentale per intraprendere piani d’azione in loro favore; nonostante ciò, sono pochi gli esempi di redazione di specifiche liste nazionali. La mancanza di una terminologia adeguata che possa essere utilizzata in maniera universale genera spesso confusione su quale sia il contingente floristico di riferimento: di comune utilizzo è l’aggettivo “infestante” (“weed”, “mauvaise herbe”, “mala hierba”), ad accezione negativa. Per indicare in maniera generica una pianta che cresce nei terreni agricoli viene spesso utilizzato l’aggettivo “segetale”, dal latino seges (campo coltivato); in ragione di ciò, l’epiteto specifico ‘segetum’ è proprio di diverse entità che tipicamente colonizzano tali ambienti (Glebionis, Ridolfia). Un più ristretto contingente di specie legato alle colture di cereali a ciclo autunno-vernino può essere distinto dal complesso della flora segetale facendo uso del termine “messicolo”, relativo alla “messe”, ovvero (nell’accezione più comune) una distesa coltivata a grano o ad altri cereali (dal latino m?ssis, “messe, mietitura”); molte di queste entità sono divenute stabili componenti della nostra flora migliaia di anni fa (archeofite) a seguito della loro introduzione insieme alle colture stesse, con le quali condividono caratteri biologici, ecologici e distributivi, tanto da divenirne commensali obbligate. Ad oggi, l’unico Paese europeo per il quale sia stata definita con chiarezza una lista di tutte le specie messicole è la Francia, nell’ambito di un piano nazionale d’azione per la loro conservazione (Aboucaya et al. 2000, Cambecèdes et al. 2012); in altri Paesi, pur mancando un lavoro di questo tipo, l’argomento è da anni oggetto di studio e la mole di dati raccolti è considerevole. Per quanto riguarda l’Italia, le attuali conoscenze in merito mostrano enormi lacune sia spaziali che temporali. I lavori pubblicati riguardano spesso aree di studio di limitata estensione (Pignatti 1957, Blasi et al. 1981, Baldoni 1995, Fanelli 2002, Tasinazzo 2006) e i pochi studi condotti a livello regionale sono per lo più datati (Covarelli 1979, Ferro 1988, Ferro et al. 1997), non potendo dunque costituire un riferimento attuale, vista la rapidità delle dinamiche evolutive dell’ambiente agricolo e la fortissima influenza che queste esercitano sulla flora segetale. In considerazione di quanto premesso, gli autori sono attualmente impegnati nella compilazione di una lista della flora messicola d’Italia, che risulterà essere di grande utilità per ogni futuro studio in questo settore. Il lavoro verrà condotto integrando informazioni provenienti da fonti di diverso tipo:
- Un’accurata revisione di tutta la letteratura nazionale e internazionale disponibile sull’argomento;
- La consultazione dei campioni custoditi nei principali erbari italiani;
- Rilievi di campo da noi effettuati negli ultimi anni, in parte pubblicati (Abbate et al. 2013;),