Conclusioni. L’SPDC da insanity of place a luogo di cura

02 Pubblicazione su volume
Mauceri Sergio

Il lavoro presentato, per quanto restituisca un quadro di sfondo per molti versi denso di interrogativi rimasti inevitabilmente aperti e di lacune conoscitive, dovute principalmente alla frammentarietà dei dati istituzionali e di ricerca prodotti a livello italiano, può rappresentare un primo strumento fecondo da diversi, compossibili punti di vista:
- Autoriflessivo: i pazienti psichiatrici (e i propri famigliari e amici) possono recuperare in questo primo report di A Buon Diritto gli elementi di conoscenza (giuridica, medico-psichiatrica, sociologici e psicologici, biografici) utili per riflettere retrospettivamente sulla propria esperienza e maturare una maggiore consapevolezza dei percorsi di diagnosi e cura vissuti;
- Dialettico: il carattere interdisciplinare del lavoro svolto sollecita le connessioni tra diversi domini che supportano l’interpretazione multifocale del nodo della contenzione. Questa dialettica rappresenta un importante strumento per promuovere la riflessione anche nel personale medico-infermieristico interno ai Dipartimenti di Salute Mentale e, in particolar modo, ai SPDC;
- Empowerment della coscienza collettiva: il report può incentivare la sensibilizzazione pubblica rispetto alle pratiche coercitive utilizzate nel sistema del DSM (da qui la scelta di pubblicarlo nella modalità online).

© Università degli Studi di Roma "La Sapienza" - Piazzale Aldo Moro 5, 00185 Roma