Verso lo "stordimento d'animo": meraviglia e stupore in Dante
Il saggio tratta il tema della meraviglia e dello stupore nell'opera di Dante
Il saggio tratta il tema della meraviglia e dello stupore nell'opera di Dante
Recensione al recente volume di Thomas Persico dedicato a un'approfondita indagine sui rapporti tra musica e parole nell'opera di Dante accolta nelle pagine della Rivista di studi danteschi.
Caratteristiche del ms della 'Commedia' noto attraverso la collazione di Luca Martini. Argomenti per l'identificazione del copista con Forese di Chierico Donati, pievano di Santo Stefano in Botena
La scheda recensisce tutti i contributi presenti nel fascicolo n. 51 de "L'Alighieri. Rassegna dantesca".
La scheda recensisce il contributo di A. Carrai, "Le Muse nelle invocazioni del Paradiso", illustrando e commentando i passaggi chiave del percorso esegetico seguito dalla studiosa per chiarire la funzione delle nove figlie di Zeus nell'ultima cantica della "Commedia".
Ricostruita in base ad analisi di prima mano la genealogia dei testimoni più antichi, il saggio delinea i criteri per l'allestimento della nuova Edizione Nazionale della "Commedia" di Dante. In particolare, il saggio sottopone a vaglio critico alcune "prospettive" delineate negli ultimi vent'anni, e riprende il filo del lavoro di Giorgio Petrocchi (1966-67).
Il saggio ha per oggetto l'immagine del morso devastante e omicida nella Commedia dantesca. Viene analizzata in particolare la situazione del dannato Ugolino della Gherardesca (Inf. canti 32-33).
Il mondo di Dante Alighieri era completamente diverso dal nostro: un mondo in cui tutti gli uomini sapevano dove avrebbero vissuto e che lavoro avrebbero fatto e soprattutto erano certi che nell’aldilà ci sarebbero stati dei premi o dei castighi. Benché Dante abbia fatto un lavoro diverso da quello che si potevano aspettare i suoi genitori e abbia vissuto in esilio per metà della vita, aveva delle idee molto precise sulla vita dopo la morte ed era sicuro che fossero condivise dai suoi lettori. Oggi, quando queste certezze non ci sono più, perché leggiamo ancora la Commedia? Perché è bella?
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