This contribution is intended to provide an answer to a controversial question: Why does Carl Schmitt – perhaps the firmest advocate of the state unity – not only mention and praise Santi Romano’s book on the legal order – a work that can be rightfully considered an uncompromising defence of legal pluralism – but even list him among his inspirers?
Non c’è modo più indelicato di tradire un testo che accostarvisi con la pretesa di individuare l’intenzione dell’autore e di restituire la parola al suo luogo di origine, come se la relazione tra segno e oggetto possedesse un carattere univoco di verità. Nessun testo esaurisce la carica eversiva delle interpretazioni che ne fanno una tecnica di produzione del presente, un veicolo con cui una contingenza e le sue virtualità si fanno presente.
Quando ci si accosta a un’opera che per vezzo e per maniera rinuncia alla forma rassicurante della sistematizzazione, è consigliabile ricavarsi alcune preliminari istruzioni per l’uso. Nel caso dell’opera che qui introduco, sarà opportuno chiedersi: cos’è un lemmario? Risposta: un insieme di voci (si soprassieda per ora sulla natura dell’insieme) poste entro un ordine che perlopiù adotta come indice classificatorio il solo alfabeto. La trama ordinante è fragile, e certamente aleatoria: le prime lettere del lemma, e nient’altro. Ma non basta. Cosa sono i frammenti di un dizionario?
Santi Romano was born in Palermo, Sicily on January 31, 1875. His origins had a notable impact on his legal training, as Palermo was the cradle of a host of renewed legal studies that changed once and for all the way of approaching public law in Italy. His teacher, Vittorio Emanuele Orlando, was both a leading statesman and an innovator of the notion and practice of public and administrative law.
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