Ricerc@Sapienza

Il saggio affronta gli strumenti interpretativi e di comunicazione dello spazio architettonico nella didattica di Bruno Zevi passando attraverso l'uso dei modelli critico-visuali e del linguaggio cinematografico

Sono passati vent’anni dalle parole di Zevi pronunciate durante il suo intervento al Convegno Paesaggistica e linguaggio grado zero dell’architettura tenutosi a Modena, e oggi, possiamo senz’altro dire, che Zevi è stato tra i primi a porre l’attenzione sulla questione ecologica che, di lì a qualche anno, sarebbe diventato un tema cruciale nel dibattito contemporaneo, non solo nel campo dell’architettura e dell’urbanistica.

L'articolo prende in considerazione due importanti progetti di André Wogensky, realizzati in Libano e a Grenoble in Francia, sui quali Bruno Zevi scrive due articoli molto interessanti nella ribrica da lui tenuta su L'Espresso. Dai commenti a questi due progetti di Wogenscky emergono molti aspetti della filiosofia di Zevi.

Una recente mostra al MAXXI di Roma1 ha illustrato la figura di Zevi attraverso le opere degli architetti che, nel tempo, ha promosso; un’incessante attività che si è espressa con l’invito e il sostegno nei concorsi, la pubblicazione delle opere su “L’architettura cronache e storia”, la diffusione delle ricerche e dei risultati di ciascuno in incontri, conferenze, dibattiti. Architetture e architetti che hanno contribuito a costruire l’esito formale più diretto delle sette invarianti zeviane.

Il libro raccoglie i contributi presentati alle Giornate di studio dedicate a Bruno Zevi e la didattica dell’architettura, organizzate nel novembre 2018 dal Dipartimento di Architettura e Progetto e dal Dipartimento di Storia, Disegno e Restauro dell’Architettura della Sapienza nell’ambito delle celebrazioni per il Centenario della nascita.

L'articolo presenta, in occasione del centenario della nascita di Bruno Zevi, una lettura critica del suo volume Ebraismo e Architettura, ristampato da Giuntina, nella collana Le perline.
Zevi scrive di ebraismo in molte prefazioni, presentazioni a convegni e conferenze, e pubblica in Pretesti di critica architettonica (Einaudi, Torino 1983) un capitolo dal titolo Ebraismo e concezione spazio temporale dell’arte che sintetizza e anticipa a grandi linee la sua posizione sulla quale l'articolo cerca di fare luce.