Nome e qualifica del proponente del progetto: 
sb_p_1614419
Anno: 
2019
Abstract: 

L'idea della modernità coincide con l'affermazione della velocità, della scienza e della tecnica. La relazione è diretta e sostanziale soprattutto nella costruzione dei luoghi del lavoro.
All'inizio del XX secolo, le fabbriche della seconda rivoluzione industriale assumono caratteri di totale razionalità, si distinguono per l'impiego intelligente delle tecniche costruttive e per la sperimentazione di tipologie sempre più flessibili.
I maestri del Movimento Moderno sono affascinati dalle manifestazioni dell'industria. E' una fascinazione profonda, non soltanto formale o estetica ma intimamente connessa con l'utopia radicale del mondo nuovo.
Gropius, Mendelsohn e soprattutto Le Corbusier guardano al Nord America e in particolare all'opera di Albert Kahn: un singolare autodidatta che tra il 1895 e il 1945 realizza 2.000 edifici, prevalentemente con Henry Ford, negli Stati Uniti e in Unione Sovietica.
Altrettanto rilevante l'esperienza europea, dove l'introduzione pionieristica delle nuove tecniche della ghisa, dei primi acciai e del cemento armato trova campo di sperimentazione privilegiato proprio nella costruzione per l'industria.
La riflessione sulle qualità dello spazio pensato per l'industria - quale radice del Moderno in Architettura - costituisce quindi una valida lezione, non soltanto per la riqualificazione architettonica e la rigenerazione urbana, ma anche per la concezione della architettura contemporanea.
Lo spazio industriale, le sue tecniche, le logiche che lo sottendono possono guidarci nella ricerca sperimentale, ben oltre l'obiettivo della flessibilità, fino alla nozione di indifferenza funzionale, intesa non come neutralità informe, bensì come massima funzionalità della qualità spaziale.
La ricerca proposta intende analizzare l'ambiente costruito - con particolare riferimento al patrimonio industriale - non soltanto come risorsa ambientale, economica e sociale da riqualificare ma anche come matrice logica per nuove forme e modi di costruire.

ERC: 
SH5_8
SH2_6
SH3_14
Componenti gruppo di ricerca: 
sb_cp_is_2079475
sb_cp_is_2035158
sb_cp_es_290279
sb_cp_es_290280
Innovatività: 

Ripercorrere le ragioni dell'interesse degli architetti razionalisti per la costruzione industriale può avere quindi più di un significato.
Non estranei né insensibili, ma di certo lontani dalla vicenda del Movimento Moderno e della sua stessa crisi, dopo la temperie del Post-modern e l'affermazione del De-costruttivismo, ovvero nel campo aperto delle teorie e dei linguaggi, tornare alle radici, perfino ai riferimenti simbolici del Moderno, significa ricercare e quindi ripensare progettualmente i fattori essenziali di quelle esperienze. E tra questi, la lezione dell'architettura della fabbrica.

Naturalmente, la realtà della fabbrica della seconda rivoluzione industriale è da tempo del tutto anacronistica, in particolare rispetto ai processi produttivi che l'hanno generata, ma a ben vedere non lo sono affatto la concezione degli spazi se non le stesse strutture fisiche. E tutto ciò, in gran parte, grazie all'istanza propriamente moderna di accelerazione del tempo e di apertura dello spazio, che ha indotto la ricerca della flessibilità, della trasparenza e della sincerità dell'opera, dove l'essenzialità funzionale è stata intesa come regola pragmatica e talvolta come compito morale.
D'altro canto, la fascinazione originaria dei razionalisti, a partire dalla fine degli anni '50, ha assunto in Europa la chiara formulazione di "archeologia industriale", laddove termini tra loro oppositivi esprimono insieme una posizione culturale e un metodo conoscitivo.
Questioni che rimandano ai temi della conservazione e dell'innovazione, declinati nei singoli casi per preservare le testimonianze del passato senza tradire la dinamica che le ha prodotte.
La pluralità delle esperienze internazionali e le molteplici soluzioni costituiscono ormai un background condiviso e consolidato.
In questo quadro, la conoscenza profonda del patrimonio dismesso e le numerose esperienze progettuali della sua riconversione ci conducono a considerare lo studio dello spazio industriale, non soltanto come un nobile campo d'azione per le potenti valenze spaziali di queste architetture e per la stessa rigenerazione urbana, bensì come una lezione ancora valida proprio per la concezione della architettura contemporanea.
Lo spazio industriale, le sue tecniche, le logiche che lo sottendono possono guidarci nella ricerca sperimentale, ben oltre l'obiettivo della flessibilità, fino alla nozione di "indifferenza funzionale", intesa non come neutralità informe, bensì come massima funzionalità della qualità spaziale.
Per esemplificare. Oggi realizziamo affascinanti musei nei complessi post-industrali, perfino negli edifici storici, sebbene con difficoltà sempre maggiori. Dobbiamo chiederci: quali attività potremo inserire - nel tempo sempre più breve della contemporaneità post-moderna - nei fantasmagorici musei odierni.
Nello stesso tempo, sappiamo che la permanenza delle funzioni - oggi attività complesse, interconnesse, non sempre del tutto definite - è legata ad un tempo sempre più breve. Talvolta muta nel corso del progetto, spesso nell'arco della realizzazione.
La questione è in realtà molto seria, in particolare nel nostro Paese, laddove la definizione iniziale delle scelte progettuali è spesso sommaria, a fronte di tempi procedurali e attuativi mediamente troppo lunghi.
Generalmente, esclusa la residenza e le funzioni specializzate, qualsiasi altra destinazione d'uso dovrebbe essere considerata "temporanea", e come tale pensata sia nel processo progettuale che costruttivo.
Le soluzioni possono essere delineate secondo una originale declinazione di "non-finito", laddove la costruzione di spazi e sistemi intelligenti, fisicamente e tecnologicamente disposti all'adattamento, contenga fin dall'origine la possibilità della modificazione, senza che questa divenga laboriosa se non dannosa e traumatica.
Sappiamo, di nuovo per esperienza diretta, che il prodotto del nostro lavoro cessa ben presto di essere tale. L'autore deve poter lasciare la materia formata - pena una "convivenza" difficile - e questa verrà abitata non soltanto dagli uomini ma dal tempo.
Il tempo abita l'opera e la trasforma, comunque. E dunque l'autore dovrà rinunciare al possesso impossibile di una entità ritenuta "sacra", assumendo fin dalla concezione un rapporto diverso con la sua opera a partire da una "laica indifferenza". Intesa non come assenza di valori, identità e qualità, bensì come accettazione della complessità sociale ed economica e della stessa condizione democratica in questa fase storica.
L'obiettivo innovativo del progetto contemporaneo può essere quindi simboleggiato da una "griglia concettuale", tanto intelligente e aperta da contenere superfici e volumi, funzioni e attività, razionalizzando intercambiabilità, sostituzione e integrazione, consentendo l'implementazione tecnologica continua e l'adattamento bioclimatico costante, tramite soluzioni attive, passive e nature based. Secondo processi e modalità aperte sia in termini decisionali che operativi.

Codice Bando: 
1614419

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