Isolarchitetti: tra conservazione e innovazione. Ampliamento e restauro del museo egizio,Torino
Il recente ampliamento e restauro dell’Egizio di Torino, uno dei più antichi musei del mondo interamente dedicato alla civiltà nilotica, considerato - per quantità, qualità e valore dei reperti - secondo solo a quello del Cairo, costituisce l’esito più recente di una lunga ricerca. Isolarchitetti, capogruppo e autore dell’intervento con Carlo Aymonino e ICIS, prosegue infatti il dialogo tra architettura, suolo e sottosuolo che ha avuto inizio con i progetti di Gabetti e Isola e che, a distanza di cinquant’anni, prosegue nell’opera di Saverio Isola, Flavio Bruna, Michele Battaggia, Andrea Bondonio e Stefano Peyretti i quali, da oltre un decennio, affiancano Aimaro Isola nella sua attività. La volontà di far interagire l’architettura con il terreno, di innestare il nuovo nel corpo del preesistente, di coniugare l’espressione della contemporaneità con la riscoperta dei valori e delle radici, ha conosciuto esiti di assoluto rilievo nel Residenziale Olivetti a Ivrea (1968-71), nel Palazzo di Giustizia di Alba (1981-87) e nell’ampliamento del museo archeologico di Torino (1982-94). Risultati che oggi trovano conferma nell’ampliamento del museo Egizio di Torino, sia pure con una notevole differenza. In quelle lontane architetture il terreno veniva esaltato, modellato o scavato, ma testimoniava comunque una scelta di appartenenza e di riscoperta delle storie e dei caratteri del luogo. Nel museo Egizio, viceversa, lo scavo è quasi “obbligato” dalla necessità di ricavare nuovi spazi nel tessuto della città storica, intervenendo sulle volumetrie esistenti pur rispettandone e valorizzandone la presenza in una difficile partita tra la necessità di conservazione e l’istanza di innovazione.