Contro la purità brahmanica: lo ?ivaismo non-duale e il superamento di ?a?k? 'esitazione', 'inibizione'

02 Pubblicazione su volume
Torella Raffaele

Dietro ogni demarcazione tra puro e impuro si cela un primordiale tentativo di classificare l’universo. Classificare non è mai un atto neutrale, motivato da un puro desiderio di conoscenza, ma un atto simbolico nel quale prende forma un progetto culturale o egemonico. Una classificazione basilare è quella che oppone ciò che appartiene al nostro mondo - l’hortus conclusus nel quale ci sentiamo relativamente sicuri - e il resto, l’immenso mondo estraneo che circonda e potenzialmente minaccia il nostro piccolo mondo da ogni parte. In senso lato, il difficile compito che ogni società deve assumersi è quello di difendere il suo piccolo mondo dagli assalti dell’immenso universo, ma senza mirare ad abolire quest’ultimo: è la vita stessa a esigere il contributo dell’oscuro mondo di poteri che si affaccia ai suoi confini, o quanto meno il dialogo con esso. E’ all’interno di questo scenario universalmente umano che la civiltà indiana traccia la via sua propria. Quello che ci colpisce fin dall’inizio è che le regole del gioco non sono dettate dalla civiltà indiana nel suo complesso, ma da un’élite numericamente insignificante che prende sulle sue spalle la maggior parte delle responsabilità culturali e religiose della società indiana e, naturalmente, ne assume i privilegi connessi. Sono infatti i Brahmani a comporre l’immane quantità di testi socio-religiosi che dettano le regole di condotta tanto nel rituale quanto nella vita quotidiana, e fra queste le regole che concernono purità e impurità hanno un ruolo centrale. Il presente saggio esamina l’opposizione brahmanica puro-impuro e la risposta dello ?ivaismo tantrico, che la mette radicalmente in discussione.

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