La ricerca si propone di affrontare la cultura materiale e identitaria dell¿architettura effimera nella città di Roma dalle feste barocche, passando per l¿Esposizione di Belle Arti nel 1911, agli spettacoli per la Moda organizzati nelle piazze romane alla fine del secolo scorso.
Nonostante la provvisorietà della maggior parte delle realizzazioni, gli apparati seicenteschi, l¿Esposizione a Valle Giulia e gli allestimenti scenici che chiudevano la settimana dell¿Alta Moda romana lasciano un segno forte nel tessuto urbano.
Nata per la città, la «festa spettacolare» lascia tracce perenni nello spazio della città.
Agli architetti, ¿tecnici dell¿immagine¿ è affidata la realizzazione e la sovrintendenza ai lavori che, dal Seicento in avanti, fanno dell¿effimero un metodo di prassi architettonica, pittorica e scultorea.
Nel Barocco il teatro rimane nei palazzi delle élites mentre le macchinazioni effimere sono lo spettacolo per tutti. Nella seconda metà del Novecento, prima della rivoluzione informatica, i défilé sono ancora eventi esclusivi per una selezionata clientela di personaggi famosi e compratori internazionali, mentre la Moda -celebrata in piazza di Spagna e in piazza Navona sul finire del secolo - perde il suo valore elitario e diventa attraverso il mezzo televisivo un avvenimento aperto a tutti.
Al pari della festa barocca nelle piazze, lo spettacolo della Moda in televisione si propone in quanto fatto globale che investe la città di Roma e la promuove.
Nel contesto della festa in cui la società tutta intera si esprime a sé stessa, lo spettatore viene riassorbito in uno spazio abitato da allegorie e si dispiega la volontà costruttiva legata all¿effimero.
L¿obiettivo della ricerca è approfondire le ultime tendenze in fatto di architettura effimera legata alla festa, agli eventi e al lifestyle e indagare l¿innovazione e la sperimentazione architettonica degli spazi dedicati alla produzione, alla vendita e all¿esibizione dei prodotti del fashion realm.