Il paesaggio italiano, o almeno una gran parte di esso, come ricorda Salvatore Settis (2010), è stato plasmato nei secoli da un'intensa presenza umana. Si tratta di un paesaggio che raccoglie, riflette e determina l'ordine morale degli uomini e perciò costituisce la rappresentazione delle istanze sociali e politiche del presente come del passato.
Il paesaggio Pontino rappresenta l'epitome di questa asserzione in quanto la sua attuale consistenza deriva da una trasformazione repentina dovuta ad una chiara volontà politica e sociale. Ciò che si vuole indagare con questa ricerca non è solo il momento della mutazione, quando da terra paludosa è divenuto spazio agricolo, ma anche le modalità con le quali tale costruzione è stata recepita nel tempo e come ancora oggi come è parte dell'identità del luogo. Questo ultimo aspetto, ovviamente, coinvolge anche riflessioni su "se" e sul "come" conservare e valorizzare questa eredità "difficile".
La ricerca che si propone si inserisce nelle tematiche internazionali di ricerca degli Heritage and Memory Studies, ovvero all'interno di quelle specializzazioni che analizzano la cultura materiale in una dimensione socio-politica, indagando sulle sfide e sulle opportunità sollevate quando si trasmettono un passato complesso e il ruolo del patrimonio difficile nell'Europa contemporanea.
Questa ricerca, inoltre, rappresenta una approfondimento di un programma di studio dei paesaggi della Francigena già avviato e finanziato con fondi di ricerca di Ateneo nel 2020. In particolare, sugli specifici aspetti legati delle problematiche conservative del patrimonio ereditato dai regimi autoritari, si è cercato anche il coinvolgimento della dott.ssa Flaminia Bartolini, ricercatrice presso l'Università di Cambridge, in qualità di visiting researcher. Mentre per il paesaggio agrario si avrà l'appoggio del professore Gabriele Chilosi dell'Università della Tuscia.