La discriminazione nell'epoca della sua indifendibilità pubblica
Componente | Categoria |
---|---|
Carmelo Lombardo | Aggiungi Tutor di riferimento (Professore o Ricercatore afferente allo stesso Dipartimento del Proponente) |
Perché, in una società ancora profondamente discriminatoria come quella occidentale attuale, nessuno (nessuno, cioè, che abbia qualcosa da perdere) è più disposto a difendere pubblicamente posizioni apertamente discriminatorie? Come si spiega l'apparente paradosso per cui delle precise negazioni verbali dei fenomeni discriminatori («non sono razzista, ma...», «non ho niente contro le donne, però...», «sono a favore degli omosessuali, pure...») sono diventati i predittori più accurati per identificare gli atteggiamenti discriminatori stessi? Il punto sembra essere il seguente: se episodi anche piccoli di intolleranza vengono stigmatizzati mediaticamente con veemenza e in modo pressoché unanime, gli effetti discriminanti di disuguaglianza strutturale, nondimeno, si riproducono con costanza e su ampia scala.
Per analizzare questo paradosso, la ricerca s'inserisce nell'attuale temperie in cui si scontrano, fra i vari, fenomeni di grande risonanza come la "cancel culture", il "politicamente corretto", le "culture wars" e il "movimento me-too", proponendo di fondare l'indagine sociologica su informazioni che le persone non sono consapevoli di trasmettere (tracce, componenti tacite e inavvertite, dimensioni latenti). L'obiettivo, allora, è di sviluppare interpretazioni basate su elementi che i soggetti non pensavano potessero divenire "elementi" su cui si sarebbe mai imperniata una qualsivoglia interpretazione. Dando seguito ad alcune riflessioni sviluppate al riguardo (Sabetta, 2018 e 2020), la ricerca vuole analizzare le potenzialità sottostimate delle tecniche qualitative, che permettono di studiare con compiutezza lo scarto fra il dire e il fare nella realtà sociale - uno iato che sembra intrinsecamente dotato d'intesse sociologico, essendo eloquente e rivelatore per definizione: quando viene anticipato dai soggetti che ne sono i protagonisti, ne modifica il comportamento, essendo non solo inatteso, ma anche non voluto.