La ricerca mira ad approfondire le modalità attraverso le quali nella ritrovata normalità post pandemica le istituzioni, le organizzazioni private e pubbliche, i lavoratori e i sindacati, valorizzando l'esperienza maturata durante la pandemia, ricercheranno misure e strumenti volti a contrastare il fenomeno del gender pay gap e della marginalizzazione del lavoro femminile, nonchè a promuovere la parità di genere, anche attraverso politiche di agevolazione dei compiti genitoriali. Se è infatti vero che le recenti rilevazioni Istat attestano che in Italia nel 2020 il calo occupazionale, già determinato dalla crisi economica, si è concentrato principalmente sulle donne impegnate nel lavoro dipendente e imprenditoriale, con una diminuzione di circa 99 mila unità lavorative su 101 mila, è altrettanto vero che, secondo studi accreditati, l'equilibrio di genere e l'impiego delle donne nelle posizioni strategiche nelle aziende apporterebbero indubbi vantaggi in termini di performance e di produttività, incrementando in misura considerevole l'economia globale. Non si può, d'altro canto, trascurare che, dopo una fase caratterizzata da una legislazione orientata all'affermazione del principio della bigenitorialità, nel corso dell'ultimo anno è emersa la tendenza del legislatore al generale riconoscimento di un diritto al lavoro agile, oltre che di un congedo specifico per le esigenze di cura della famiglia imposte dalla pandemia, così agevolando la posizione professionale di entrambi i genitori. Si tratta di importanti esperienze che suggeriscono un complessivo ripensamento di un tema divenuto centrale, anzitutto attraverso il contributo della contrattazione collettiva e non soltanto del legislatore, per non perdere un capitale umano di qualità e i valori specifici del lavoro femminile, nonchè per realizzare una nuova cultura della parità di genere che contrasti il gender pay gap e promuova quella condivisione dei ruoli familiari che in Italia stenta ancora ad affermarsi.