Tra l'esotismo e l'eurocentrismo: grammaticalizzazione e categorie flessionali nella descrizione delle lingue indoeuropee classiche vs. quella delle lingue dell'Estremo Oriente
Componente | Categoria |
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Claudia Angela Ciancaglini | Componenti strutturati del gruppo di ricerca |
Corinne D'Antonio | Dottorando/Assegnista/Specializzando componente non strutturato del gruppo di ricerca |
Sara Kaczko | Componenti strutturati del gruppo di ricerca |
Componente | Qualifica | Struttura | Categoria |
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Andrea Di Manno | Addottorato | Sapienza Università di Roma, Dottorato di Linguistica, 33° ciclo | Altro personale aggregato Sapienza o esterni, titolari di borse di studio di ricerca |
L'indagine del presente progetto riguarderà la versatilità e la duttilità di alcune delle nozioni teoriche di base più in uso nella descrizione morfologica storica e sincronica di stampo europeo in relazione a lingue genealogicamente e tipologicamente distanti. L'idea centrale, a tale proposito, sarà il concetto di "categoria grammaticale" (intesa come categoria flessionale, ossia limitatamente all'ambito della morfologia e non, ad esempio, della sintassi).
Cos'è, dunque, la categoria grammaticale? In altre parole: come si definisce in teoria, e come si identifica nella pratica, ciò che è "grammaticale" in una lingua rispetto a ciò che non lo è?
Si noti che definire la grammaticalità spiana la strada alla comprensione di una serie di altre nozioni fondamentali della linguistica tanto da essa derivanti e dipendenti, sia nella linguistica comparativo-ricostruttiva che in quella sincronico-descrittiva:
- distinzione tra lessema e forma flessa;
- conseguente distinzione tra flessione e derivazione;
- formazione del paradigma lessicale;
- distinzione tipologica tra la lingue flessionali e agglutinanti;
- grammaticalizzazione;
- etimologia formale;
- ricostruzione interna.
Il concetto di grammaticalità viene troppo spesso lasciato senza una definizione formale, dal momento che per i parlanti scolarizzati di lingue europee tale nozione appare auto-evidente. L'assenza di un criterio formale di grammaticalità, tuttavia, porta alla spiacevole conseguenza di generare dibattiti senza soluzione non appena si tocchi una lingua esotica: quante forme verbali ha il basco? esistono i casi in giapponese? qual è la differenza tra classi nominali e genere?
I nostri obiettivi sono: 1) definire formalmente la grammaticalità in modo formale; 2) testare la definizione su lingue geneticamente e tipologicamente molto diverse: greco omerico, sanscrito, paleoslavo, antico persiano, giapponese, nonché -- grazie al supporto dei membri esterni -- le lingue del Pacifico e il coreano.