Lo slow fashion è un orientamento culturale e politico nato nei primi anni del 2000, come reazione alle politiche produttive e alle pratiche di consumo indotte dalla fast fashion. Si occupa da una parte di economie e risorse locali; trasparenza del sistema produttivo e creazione di prodotti con ampia durata d'uso. Dall'altra, prevede un consumatore attivo e creativo, un prosumer, coinvolto nel progetto di un capo di moda e nella sua durata materiale ed emotiva
Storicamente i consumatori si sono sempre occupati di valorizzazione e conservazione dei capi, in chiave economica ed affettiva, all'interno di contesti domestici, come pratica intergenerazionale e di genere. La crescita economica del secondo`900 ha messo da parte queste pratiche, confinandole nella definizione stigmatizzata delle classi sociali meno abbienti. L'avvento della fast fashion ha poi cancellato tanto le pratiche quanto i saperi ad esse connesse. Tuttavia, negli ultimi anni la forte attenzione alla sostenibilità nelle pratiche di consumo sta riportando in evidenza queste attività insieme al concetto di durata dell'abito, aprendo ad una nuova collaborazione tra designer del prodotto e consumatori
Mettendo al centro del progetto l'idea di abito come oggetto aperto e non chiuso (come nella fast fashion) la ricerca intende indagare sia i nuovi orientamenti del design in termini di progettazione di prodotti manipolabili - anche in termini di cura, conservazione e riparazione - da parte del consumatore; sia l'evoluzione delle pratiche di riparazione, anche creativa e riuso, alla luce delle trasformazioni della società contemporanea e alla spinta delle culture partecipative della Rete
Il progetto si basa su un approccio etnografico volto a raccogliere storie orali da parte di generazioni di consumatori sui temi della durata, riparazione e riuso di un capo; dall¿altra interviste a designer emergenti del Made in Italy con cui affrontare il tema della moda slow attraverso la costruzione di atelier condivisi