La ricerca indaga come stia mutando il ruolo delle corti costituzionali nel sistema integrato di protezione dei diritti fondamentali in Europa dopo il riconoscimento di un valore giuridico alla Carta di Nizza-Strasburgo (CDFUE). Si può infatti osservare una generale reazione al rischio di un indebolimento del modello accentrato. In questa prospettiva, verrà esaminato come in Austria e in Germania abbia inciso in modo significativo l'esistenza di forme di ricorso diretto. Nel 2012 in particolare la Corte costituzionale austriaca ha sancito che la CDFUE è parametro di legittimità costituzionale, riconoscendole il medesimo rango della CEDU. In Germania, invece, la tutela dei diritti fondamentali è ancora strutturata sulla giurisprudenza Solange e sul principio del parallelismo dei parametri: se trova applicazione il catalogo europeo non viene ad essere utilizzato il catalogo interno. Due recenti sentenze in materia di diritto all'oblio, originate da una specifica modalità di ricorso individuale (Urteilsverfassungsbeschwerde), hanno comportato però qualche innovazione di rilievo.
In Italia infine con la sent. 269 del 2017, la Corte costituzionale ha sostenuto la necessità di precisare la dottrina Simmenthal. Tornando sull'assetto accolto con la sent. 170 del 1984, i giudici hanno stabilito che ormai "occorre prendere atto che la [...] Carta dei diritti [è] dotata di caratteri peculiari in ragione del suo contenuto di impronta tipicamente costituzionale". Per garantire la certezza del diritto, "le violazioni dei diritti della persona postulano la necessità di un intervento erga omnes di questa Corte". Sembra così temperato il principio della disapplicazione del diritto interno. Nella giurisprudenza successiva, il problema non è risolto e si è incentrato in particolare sulla cd. doppia pregiudizialità delle questioni (comunitaria e costituzionale).
L'obiettivo è esaminare questa giurisprudenza costituzionale europea, dando conto delle diverse reazioni nei diversi Paesi.