Questo progetto indaga sulle presenze di altri a Roma nel lungo Cinquecento puntando a superare sul piano teorico e metodologico le contrapposizioni dialettiche tra tolleranza e intolleranza e tra discriminazione e integrazione. Il dialogo continuo tra prospettive e metodologie differenti - gli studi di storia moderna sulle minoranze e quelli di ambito politico e diplomatico e la storia del cristianesimo - si propone di offrire per la prima volta una lettura allargata delle pratiche di coesistenza sperimentate all'interno di una società che si pensava come necessariamente non tollerante e che puntava in ogni modo alla purezza del gruppo. Roma, nel suo doppio ruolo di capitale di uno Stato e di centro del cattolicesimo globale, si rivela un laboratorio di grande interesse. La città è un polo di attrazione globale: ha una corte internazionale, ospita le sedi di istituzioni missionarie mondiali, una scena artistica, scientifica e intellettuale di primo piano, è meta di pellegrinaggio ed è pienamente inserita nei traffici della prima globalizzazione. Inoltre, accoglie e segrega una forte comunità ebraica, governa le presenze di stranieri dai paesi protestanti e gestisce quelle di esponenti di fede islamica. Questo progetto ragiona interdisciplinarmente su questa materia mettendo in dialogo le acquisizioni metodologiche e scientifiche che arrivano da campi di ricerca differenti e che saranno organizzate per sezioni specifiche. L'esperienza romana sarà messa a confronto con i modelli messi in campo in altri spazi mediterranei, con particolare riferimento al tema complesso del rapporto con l'impero ottomano. Il lavoro sarà strutturato su quattro assi di ricerca: 1) Roma plurale e il suo passato; 2) Il nodo della schiavitù; 3) Il gruppo ebraico; 4) Diplomazia e alterità. Tra i risultati attesi, la pubblicazione on line open access di un repertorio in italiano e in inglese di fonti primarie romane su questi temi.