Aspetti inesplorati del dantismo russo e polacco del Novecento.
Componente | Categoria |
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Luigi Marinelli | Componenti strutturati del gruppo di ricerca |
La ricerca sul dantismo in Russia e Polonia, due paesi diversi sotto moltissimi profili, studiati più spesso nelle loro differenze (e nei contrasti) che non nelle relazioni e negli scambi, costituisce una prospettiva innovativa sui rapporti interslavi, sulle culture egemoniche e subalterne, capace di ribaltarsi significativamente se la prospettiva si sposta, geograficamente e/o concettualmente, da uno sguardo interno a uno esterno alla cultura. Punto di forza della ricerca è l'accento sulle eredità dantesche del secondo Novecento, fra Europa bipartita e crollo delle ideologie, che indaga come il "gran padre" delle lettere italiane abbia rappresentato un modello di lettura della realtà in grado di offrire strumenti poetici e civili di "resistenza" e al contempo offrire immagini e ritmi capaci di sostenere i poeti nel disorientamento e nelle utopie deluse degli ultimi decenni. Il dialogo intertestuale e poetico che lega da un lato Dante e Brodskij (con la mediazione artistica di Puškin e Mandel'štam) e dall'altro Dante e Milosz (attraverso Mickiewicz e Gombrowicz) offrirà l'orizzonte condiviso entro cui collocare i due versanti di studio. Milosz e Brodskij chiudono infatti la fase moderna del dantismo e allo stesso tempo aprono un periodo nuovo e ancora poco indagato dell'inesauribile "conversazione su Dante" nelle rispettive letterature e nello spazio culturale contemporaneo (dalla letteratura ai nuovi media). Da questi due grandi poeti slavi e dal loro lascito dantesco si aprirà un'indagine inedita attorno al dantismo contemporaneo, che potrà collocare in una prospettiva originale il rapporto fra i diversi paesi europei, con la Polonia parte integrante dell'Unione e la Russia contemporanea che accentua le diversità politiche del paese, mentre si rafforza la circolazione internazionale di suggestioni, letture, scambi, grazie (anche) ai nuovi mezzi di diffusione e alla capacità della voce dantesca di oltrepassare vecchie e nuove barriere (intellettuali e mediali).