La conservazione integrata per la cura del paesaggio: analisi per il governo della complessità
Il paesaggio è un bene culturale complesso, difficilmente riducibile a sintesi perché ciò che maggiormente lo caratterizza non è soltanto la poliedricità delle sue componenti o la sfuggevolezza della sua stessa definizione, ma la dinamicità delle sue condizioni. Tuttavia, ciò che si vuole tentare attraverso questo studio è la possibilità di tratteggiarne una oggettivizzazione ontologica, in rapporto alle esigenze di conservazione che il nuovo Codice rimanda in capo allo Stato.
Le esigenze di tutela del paesaggio, infatti, non possono essere demandate esclusivamente al sistema vincolistico inizialmente normato dalla L.1089/39 per i beni storico-artistici. L'immobilità del vincolo, infatti, non può essere considerata una strategia vincente per la conservazione dei paesaggi, poiché è nel divenire la loro vera dimensione culturale ed è nel 'prendersi cura' l'accezione corretta della conservazione intesa quale azione attiva, che si inserisce all'interno del dinamismo del sistema; cioè negli obiettivi di "qualità paesaggistica" auspicati dalla Convenzione Europea del Paesaggio.
Tali obiettivi per essere raggiunti hanno bisogno di analisi approfondite, estese alla variabilità di tutte le componenti che qualificano i paesaggi, attraverso le quali valutarne con attenzione tutti i caratteri, insieme a tutti i criteri che sottendono la visione, oltre ai rischi, le interferenze, le vulnerabilità di ciascuna, esaminate singolarmente e nel loro insieme sistemico. Un insieme che si manifesta nella visione effettuata attraverso la ricezione del singolo e della collettività.
In sostanza, la ricerca è diretta a far luce sulla ricomposizione delle ontologie del paesaggio e sulla valutazione dei loro rischi, al fine di poter in futuro comprendere le migliori strategie di conservazione sulle quali stabilire azioni concrete di tutela attiva.