Tra archeologia della produzione post-medievale e archeologia carceraria: storie di vita quotidiana alla Rocca di Spoleto
Componente | Categoria |
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Francesca Romana Stasolla | Tutor di riferimento |
La complessa continuità d'uso che caratterizza il Colle Sant'Elia, su cui sorge la Rocca Albornoziana di Spoleto, rende quest'area molto interessante sotto molteplici punti di vista. In particolare, dal 2007, l'area del cortile nord della Rocca è stata oggetto di una serie di interventi di scavo ad opera del CISAM (Centro italiano di studi sull'alto medioevo), in collaborazione con la cattedra di archeologia medievale dell'Università di Roma Sapienza. Nel corso degli anni le attività si sono focalizzate sullo scavo dell'area circostante la chiesa altomedievale di S.Elia, in cui è presente anche una cisterna. Gli strati in questione sono l'esito di una prolungata attività di smaltimento dei rifiuti protrattasi nel tempo e hanno restituito una gran mole di materiali ceramici, metallici, vitrei, in osso e in cuoio, che coprono una cronologia molto ampia, collocabile tra il XIV e il XX secolo. Essi sono da associare in particolare alle fasi di vita post-medievali, durante le quali l'area, dalle fonti soprannominata "Malborghetto", fu interessata dalla presenza disordinata di una serie di locali annessi alla fortezza sorta nel XIV secolo, successivamente trasformata in carcere all'inizio del XIX secolo e rimasta tale fino al 1984.
Tra i molteplici spunti offerti da questo contesto di ricerca, risulta particolarmente rilevante la presenza di numerosi scarti di lavorazione di ossi animali, riconducibili alla produzione artigianale di bottoni in osso, che ben si sposa con le attività di manifattura tessile svolte all'interno del carcere e attestate dalle fonti archivistiche. Nel delineare gli aspetti tecnologici di questa produzione ancora poco indagata, risulterà fondamentale collocare l'attività all'interno di un preciso arco cronologico effettuando le analisi di datazione al radiocarbonio e, contestualmente, sviluppare un approccio che attraverso l'archeologia della produzione e l'archeologia industriale possa aprire nuove strade verso un'inedita archeologia carceraria.