La corporate governance delle società quotate è regolata da vari strumenti di hard law e di soft law che, pur diversi, risultano interconnessi.
Le recenti novità legislative sull¿impegno a lungo termine degli azionisti delle società quotate, (Dir. Ue 2017/82, attuata con il D.lgs. 49/2019), i principi di Stewardship e le raccomandazioni del codice di autodisciplina delle società quotate (rinnovato a gennaio 2020), suggeriscono un¿indagine su quanto le nuove disposizioni favoriscano un maggiore impegno degli azionisti istituzionali, quanto incidano sulla stabilità e sulla crescita dell¿impresa e quanto influiscano sulle performance delle società.
Le nuove previsioni sottolineano l¿interesse del legislatore a promuovere, rafforzando l¿impegno degli azionisti, lo sviluppo di strategie di lungo periodo, maggiormente attente al profilo industriale. Ciò si pone in linea con le disposizioni di soft law previste sia per gli emittenti, sia per i gestori del risparmio che indicano come le rispettive strade di best practice si incontrino dove siano volte allo sviluppo, alla stabilità e alla sostenibilità dell¿impresa.
Prendendo spunto dai recenti interventi regolamentari, la ricerca intende porre in evidenza quanto non possa bastare un insieme di disposizioni che incentivino le iniziative dei soci, perché si superino i problemi e si realizzino cambiamenti nelle scelte gestorie; né può bastare richiedere, tra gli obiettivi di una buona governance, che il management guidi la società perseguendo il successo sostenibile, quale creazione di valore a lungo termine a beneficio degli azionisti, tenendo conto degli interessi degli altri stakeholder rilevanti per la società.
È, invece, necessario un ulteriore passaggio che conduca i soggetti coinvolti nell¿engagement e i soggetti incaricati della gestione societaria a riconoscere reciprocamente i rispettivi interessi al fine di favorire scelte di governance per le quali l¿efficienza e la continuità dell¿impresa siano prioritari.