In oncologia, il DNA tumorale circolante plasmatico (ct-DNA) è correntemente analizzato per la ricerca di mutazioni che rappresentano bersagli di terapie target o che conferiscono resistenza alle stesse. In ematologia, l'utilità di tale approccio, suggerita da diversi studi, non è definita. Nella leucemia linfatica cronica (LLC), il compartimento linfonodale rappresenta la sede di persistenza di malattia e di insorgenza di mutazioni che conferiscono resistenza anche in pazienti che dopo terapia hanno ottenuto la clearance completa delle cellule leucemiche nel sangue venoso periferico (SVP) e midollare (MO). Tale compartimento è poco esplorabile mediante le metodiche convenzionali di quantificazione della malattia minima residua (MRD) e di genotipizzazione, che vengono condotte su cellule leucemiche ottenute da SVP/MO. Il ct-DNA rilasciato nel SVP da tutti i compartimenti, può rappresentare una fonte alternativa di monitoraggio e caratterizzazione della malattia compresa anche quella linfonodale. Nei pazienti con LLC ad alto rischio avviati a terapia 'chemo-free' di prima linea con venetoclax+ rituximab, in grado di ottenere una profonda clearance delle cellule leucemiche dal SVP e MO, il progetto si propone di dimostrare se il ctDNA plasmatico, analizzato prima, durante e dopo la terapia consenta: a) il monitoraggio non invasivo della malattia, sostituendo l'aspirato midollare per lo studio della MRD, mediante quantificazione in droplet digital PCR del ctDNA identificato con il riarrangiamento paziente-specifico dei geni delle immunoglobuline; b) la genotipizzazione mediante targeted sequencing del compartimento linfonodale. L'analisi delle correlazioni cliniche definirà la rilevanza clinica del ctDNA nel raffinare la valutazione della risposta, identificare il fallimento precoce della terapia, anticipare la recidiva clinica e studiare l'evoluzione clonale, trasformando la nostra capacità di monitorare non solo la LLC ma anche altre malattie linfoproliferative.