Il 28 maggio 2020, la Cina si è dotata per la prima volta di un Codice Civile, che entrerà in vigore il prossimo 1° gennaio 2021.
La promulgazione segna una data epocale e giustifica l¿attualità dell¿interesse nei confronti della tematica, che il presente progetto si propone di studiare e di commentare sotto diverse angolazioni e sfaccettature. Mai prima d¿ora, infatti, la Cina si era dotata di un Codice Civile: anzi, i precedenti tentativi posti in essere da illustri esponenti erano naufragati in ragione anche delle difficoltà pratiche di individuare regole precise per una società così velocemente cangiante. Nel processo che ha condotto alla stesura del codice civile cinese, un ruolo di estremo rilievo è stato svolto dal modello romanistico. A seguito, difatti, di un ampio dibattito, tra i giuristi cinesi prevalse l¿idea che il modello romanistico fosse da preferire alla common law. A ciò hanno contribuito più fattori: la razionalità propria del diritto romano; la vicinanza tra la cultura giuridica cinese e quella giapponese; infine, ma non per importanza, gli scambi tra le Università italiane e cinesi a partire dagli anni ¿80. Appare, dunque, opportuno sviluppare una ricerca che preveda una cooperazione sinergica tra la comparazione e la romanistica onde comprendere le origini e le prospettive del processo innescato con la promulgazione della codificazione civile cinese.
L¿obiettivo perseguito mediante il dialogo è triplice.
In primo luogo, sarà interessante approfondire il rapporto esistente tra il diritto romano e il nuovo Codice Civile.
In secondo luogo, si tenterà di dare risposta agli interrogativi sull¿appartenenza della codificazione cinese e sull¿eventualità che questo costituisca un nuovo modello. Infine, l¿obiettivo perseguito dal presente progetto è di collocare l¿esperienza di codificazione cinese all¿interno del contesto geopolitico attuale, onde comprendere gli effetti che questa potrà dispiegare negli scambi e nei rapporti commerciali con l¿estero.