Epicureismo e politica a Roma: due modelli di vita epicurea nella Tarda Repubblica romana
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| Emidio Spinelli | Tutor di riferimento |
Il rapporto tra Epicureismo e politica è sempre stato controverso. A causa della ricezione errata e spesso malevola di affermazioni quali «vivi nascosto» (Plutarch., De lat. viv., 1128F) o «non fare politica» (Cicero, Ad Att., XIV 20, 5), gli Epicurei sono stati considerati come avulsi dalla politica e come parassiti della società, interessati unicamente al soddisfacimento del «piacere del ventre», senza contribuire in alcun modo alla vita della comunità e della società. In realtà, al contrario di quanto i detrattori dell'Epicureismo abbiano indotto a credere, Epicuro adotta un doppio registro, il che non è stato posto sufficientemente in evidenza dagli studi moderni: se, da un lato, sconsiglia la partecipazione attiva alla politica per coloro che ne sarebbero turbati e suggerisce di mettersi in una condizione di sicurezza all'interno del Giardino (Epicur., RS XIV), dall'altro, incoraggia gli amanti degli onori a prendere parte alle vicende politiche per poter godere di una vita piacevole (Epicur., RS VI), seguendo sempre i dettami epicurei e applicando costantemente il sobrio calcolo (Epicur., Ep. Men. 129).
Ma come è stato recepito tutto questo nella Roma del I secolo a.C.? La presente ricerca si pone come obiettivo quello di confrontare le posizioni di due figure cardine dell'Epicureismo italico: Lucrezio e Filodemo (in particolare il suo "De bone rege secundum Homerum"). Sebbene i due autori appartengano al medesimo contesto storico-sociale, non si può non tener conto del diverso atteggiamento che hanno assunto rispetto alla sfera politica e alla classe dirigente loro contemporanea. Bisogna per questo considerarli non ortodossi rispetto alla dottrina del fondatore del Giardino? Fine ultimo della ricerca sarà proprio dimostrare che entrambi i filosofi sono perfettamente in linea con il pensiero di Epicuro, sebbene si siano relazionati in modo diverso con la situazione politica, in virtù dello specifico ruolo che hanno rivestito nella società loro contemporanea.