Valutazione dell'efficacia nella riduzione della carica batterica delle principali metodiche di decontaminazione chimica delle superfici implantari affette da perimplantite: studio comparativo in vitro.
Componente | Categoria |
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Antonella Polimeni | Tutor di riferimento |
La perimplantite è stata definita come una ¿reazione infiammatoria dei tessuti perimplantari che determina una perdita dell¿osso di supporto intorno a un impianto in funzione, causata o associata a fattori rilasciati dalla placca batterica residente nella tasca tra mucosa e impianto¿ (Albrektsoon e coll., 2012). Nel 2008, durante il Sesto European Workshop on Periodontology è stato reso noto che la prevalenza della perimplanite è del 12-40% dei siti (56% dei soggetti). Tutte le terapie proposte per la cura di questa patologia ricalcano quelle indicate per la parodontite poiché eziologia e patogenesi sono sovrapponibili. Tuttavia la superficie dell¿impianto ha una morfologia differente da quella della radice del dente, essendo molo più porosa e ritentiva nei confronti della placca batterica. La difficoltà nel detergere meccanicamente queste superfici ha portato i clinici a sviluppare metodi chimici/farmacologici per la disinfezione delle aree altrimenti difficilmente raggiungibili. In letteratura le sostanze più utilizzate per la disinfezione e il condizionamento della superficie implantare sono il perossido di idrogeno al 3%, sostanze chimiche attivate da luce laser, clorexidina al 0.2% e polvere a base di tetraciclina. Attualmente non esiste nessuna reale evidenza che suggerisca quale sia l¿intervento di decontaminazione chimica più efficace nel trattamento della perimplantite. Il progetto di ricerca prevede la valutazione in vitro dell¿efficacia della decontaminazione chimica della superficie di impianti affetti da perimplantite mediante terapia antimicrobica fotodinamica eseguita con l¿indocyanine green, clorexidina allo 0.2%, perossido di idrogeno al 3%, e polvere a base di tetraciclina cloridrato. Le tecniche di analisi in vitro utilizzate permetteranno di studiare la riduzione quantitativa del numero delle colonie batteriche presenti sulle superfici implantari trattate e la variazione qualitativa della composizione microbica rispetto al gruppo controllo.