Con il termine di insicurezza lavorativa (job insecurity) ci si riferisce alla minacciata continuità della propria occupazione tipica nei lavoratori con forme di lavoro non stabile o transitorio. In Italia il lavoro precario è aumentato a partire dalla metà degli anni 90, arrivando al 14% (57% per i giovani) della forza lavoro. La maggiore diffusione del lavoro precario ha un forte impatto sull'insicurezza lavorativa e sul contratto psicologico tra lavoratore e organizzazione. La precarietà rappresenta un rischio per la salute mentale e fisica, e per la sicurezza sul luogo di lavoro, con un maggiore rischio di infortuni sul lavoro. Inoltre, la rottura del contratto psicologico riduce la reciprocità e i comportamenti proattivi che sostengono l'adesione ad un clima per la sicurezza sul lavoro. La ricerca identifica il clima di insicurezza come uno dei fattori organizzativi più importanti nel rendere ragione di tale nesso. Tuttavia il numero di studi che lo hanno indagato è limitato. La presente ricerca mira a colmare tale vuoto indagando il ruolo del clima di insicurezza lavorativa, sia cognitivo (percezione del futuro lavorativo come a rischio) sia affettivo (reazioni emotive e valutative alla perdita di lavoro). Il progetto esamina l'impatto del clima affettivo di insicurezza lavorativa sulla sicurezza nei luogo di lavoro, e l'effetto che esso ha sulle determinanti dei comportamenti sicuri al lavoro, e sugli esisti di salute e benessere. Intende inoltre verificare il ruolo del contratto psicologico nella relazione tra insicurezza lavorativa e tali esiti. Il progetto riguarda 2 gruppi di 300 lavoratori italiani, permanenti e contingenti, ai quali verrà somministrato un questionario per misurare le variabili di interesse. Analisi statistiche multivariate indagheranno gli effetti del clima di insicurezza lavorativa sugli indicatori di prestazione di sicurezza sul lavoro, e sugli incidenti/infortuni riportati e non, controllando le variabili demografiche pertinenti.