L'aumento di capitale sociale nelle procedure concordatarie e nella procedura di resolution di cui alla direttiva BRRD.
I recenti interventi del legislatori, alcuni dei quali ancora allo studio, sono tutti improntati - nei casi in cui l'impresa in forma azionaria presenti, pagati tutti i creditori, un residuo valore positivo - ad un deciso ridimensionamento del ruolo degli azionisti sia nelle procedure concordatarie (si pensi alla novella di cui al d.l. n. 83 del 2015 o al disegno di legge delega n. 3671-bis del 18 maggio 2016), sia nella disciplina sulla risoluzione della crisi dell'impresa bancaria.
In questo quadro normativo, uno dei principali problemi che si pone all'interprete attiene all'operazione di "debt to equity swap" sia nelle procedure concordatarie sia in quelle di risoluzione per le imprese bancarie.Non soltanto - e questo è il primo profilo che si intende porre in evidenza - sono numerosi i possibili conflitti che detta operazione può generare tra soggetti portatori di interessi eterogenei, ma, in particolare, è l'esigenza di garantire forme di protezione degli azionisti a porsi come uno dei problemi di maggiore urgenza al quale fornire una risposta: in altre parole, occorre evitare che il ridimensionamento della partecipazione dei soci all'assunzione delle decisioni conduca al risultato di vedere allocato il residuo, quanto eventuale, valore positivo del patrimonio responsabile in favore dei creditori.
Relativamente, poi, alla conversione forzosa dei crediti in capitale prevista - in ambito bancario - dallo strumento del bail-in devono scrutinarsi, per un verso, i rapporti che intercorrono tra la procedura di risoluzione ed i principi propri delle procedure concorsuali e, per altro verso, le modalità di applicazione del principio del no creditor worse off, che, come meglio si dirà nella descrizione del presente progetto di ricerca, dovrebbe porsi a presidio delle situazioni giuridiche attive - essenzialmente, sebbene non esclusivamente, di natura patrimoniale - degli azionisti.