La ricerca intende esplorare e approfondire, a partire da alcuni studi di caso, il modo in cui oggi sembrano convivere diverse linee di ridefinizione del "senso del luogo", fra loro in apparente contraddizione. I media influenzano il modo in cui le persone percepiscono e abitano lo spazio, come ha dimostrato Yeoshua Meyrowitz (1985). Con i nuovi dispositivi tecnologici digitali locativi che popolano la nostra quotidianità si assiste a un processo di trasformazione ulteriore sul piano percettivo. Una costante ridefinizione dello spazio in luogo, per riprendere Michel De Certeau (1980), uno spazio sempre esperibile come luogo. Questo è evidente, ad esempio, nelle funzioni digitali che trasformano la percezione degli spazi urbani in Smart city. La convulsa vita delle città si apre a nuovi scenari, l'avvento dei media locativi trasforma gli spazi urbani condivisi: dalle informazioni turistiche disponibili attraverso dei QRcode disseminati nei percorsi delle città, alle app dei trasporti pubblici che forniscono dati in tempo reale sul transito dei bus, fino al car sharing digitale fruibile tramite smartphone. I media digitali contribuiscono a ridisegnare profondamente il modo in cui vengono rappresentati gli spazi urbani partendo dalle nuove possibilità di condivisione. La relazione tra lo spazio e i media digitali locativi è sempre più complessa, un intreccio tra mondo naturale e web che trova corrispondenza proprio nei device che accompagnano gli spostamenti e l'agire quotidiano. In questo intreccio lo spazio urbano è già la rappresentazione di una città possibile, utopica o desiderata.
Per altro verso, in forte e palese contrasto con una trasformazione dello spazio in ambiente/luogo familiare e inclusivo, aperto e smart, dove tutto è relazione e comunicazione, si assiste a una chiusura geopolitica, alla cultura dei muri e dell'esclusione, alla sindrome della "fortezza assediata", che si riversa in una divergente percezione, a tratti schizofrenica, dello spazio.