La catastrofe nucleare, una questione filosofica dal dopoguerra a oggi

Anno
2017
Proponente Orietta Ombrosi - Professore Associato
Sottosettore ERC del proponente del progetto
Componenti gruppo di ricerca
Componente Categoria
Francesco Valerio Tommasi Componenti il gruppo di ricerca
Componente Qualifica Struttura Categoria
Francesco Miano Prof. Ordinario Dipartimento di Comunicazione, Roma due Altro personale Sapienza o esterni
Stefania Achella Ricercatrice Dip.to di Scienze Filosofiche, Pedagogiche ed Economico-Quantitative, Università di Chieti-Pescara Altro personale Sapienza o esterni
Abstract

La minaccia di una catastrofe nucleare sulle sorti dell¿umanità continua a perversare e a pesare sul nostro destino, sebbene non appaia più nella sua incombenza quotidiana, come negli anni del dopoguerra e della ¿guerra fredda¿. Non solo perché la questione degli armamenti nucleari delle superpotenze ¿ e non solo  ¿ è all¿ordine del giorno, ma anche perché gli incidenti catastrofici legati al ¿nucleare¿ continuano a verificarsi su una terra già dilaniata e, in modo diretto o indiretto, a distruggere. Il timore dell¿esplosione della bomba atomica e del destino dell¿uomo, così come era stato pensato da molti filosofi (K. Jaspers, G. Anders, H. Jonas, M. Susman, H. Arendt e altri), si ripresenta dunque, anche se modificato. L¿angoscia degli armamenti nucleari rinasce, così come rinasce il timore di altre distruzioni causate da incidenti nelle centrali nucleari.
Dopo i bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki del 1945, in cui l¿utilizzo della bomba a fissione nucleare fu intenzionalmente distruttivo, il panorama storico, politico, sociale, culturale è radicalmente cambiato. Certo. Ma un filo rosso lega il dopoguerra all¿oggi: una matrice comune di inquietudine e un simile asse interrogativo sembrano riproporsi. Infatti, che cosa si deve pensare della catastrofe nucleare oggi, anche dopo l¿incidente di Chernobyl del 1986, quasi solo un ricordo, e dopo quello di Fukushima del 2011, molto più problematico perché provocato da un terremoto e uno tzunami contemporaneamente? In che modo ci si può interrogare filosoficamente, anche con l¿aiuto di competenze scientifiche, sulla catastrofe nucleare o su quelle situazioni catastrofiche in cui la mano dell¿uomo ha rilevanti responsabilità? Queste situazioni non costituiscono forse dei momenti storici essenziali in cui i confini tra uomo e natura, tra natura e tecnica, sono messi allo scoperto e in cui si è convocati a ripensarne radicalmente e differentemente i contenuti e i confini?

ERC
Keywords:
name

© Università degli Studi di Roma "La Sapienza" - Piazzale Aldo Moro 5, 00185 Roma