Andreotti, la Solidarietà Nazionale e l¿interpretazione della ¿terza fase¿. Le difficoltà ed i vincoli di una stagione politica problematica dell¿Italia repubblicana
La vicenda politica italiana successiva alle elezioni politiche del 1976, nonostante i progressi della storiografia, presenta ancora alcune zone d¿ombra. Da quelle elezioni, che videro i due partiti maggiori (la Dc ed il Pci) polarizzare quasi il 75% dell¿elettorato italiano prese a maturare una soluzione politica che a tutt¿oggi fatica ad essere inserita in una chiara chiave interpretativa. A quel voto nacque il 33° governo della Repubblica, il terzo guidato da Giulio Andreotti, contrassegnato da rilevanti novità: si trattò del primo governo ad annoverare una donna ¿ Tina Anselmi, al Ministero del Lavoro - tra i ministri. L¿esecutivo venne definito «governo monocolore di solidarietà nazionale» e nacque grazie alla formula della non opposizione da parte del Pci di Enrico Berlinguer, tanto da essere definito anche come governo della «non sfiducia». Sostanzialmente si astennero il Pci (che per la prima volta abbandonava l¿opposizione) ed altri partiti dell'arco costituzionale - Psi, Psdi, Pri e Pli ¿ che con la loro astensione permisero la sua nascita. Alla nascita di quel governo è legata la questione della Terza fase della politica italiana, evocata da Aldo Moro in un articolo per ¿Il Giorno¿ del dicembre 1976. La storiografia ha parzialmente ricostruito le vicende di quella breve ma intensa stagione politica, e nell¿interrogarsi sulla Terza fase non ha ancora raggiunto risultati apprezzabili indagando il pensiero di Moro. Si ritiene che attraverso l¿azione di Governo di Andreotti nei suoi III e IV governo, soprattutto nell¿articolazione delle sue risposte sulle iniziative governative a quanti rappresentavano vincoli esterni ed interni (Alleati internazionali e rappresentanti del mondo ecclesiale italiano), possano raggiungersi notevoli elementi di novità.