Valutazione dell'efficacia dell'utilizzo delle cellule mononucleate autologhe derivate da sangue periferico nel trattamento delle ulcere e ferite difficili: un'opzione terapeutica innovativa nel campo della medicina rigenerativa.
La nostra Unità Operativa si dedica da diversi anni ad approfondire il tema dell'applicazione delle cellule staminali in Medicina Rigenerativa. In particolare, abbiamo contribuito allo sviluppo di protocolli terapeutici alternativi al trapianto di tessuto, dapprima mediante la ricostruzione di epiteli semplici o complessi (epidermide, derma e cute in toto) e di mucose (orale, vaginale, uretrale, congiuntivale), per poi dedicarci alla ricostituzione di alcuni dei tessuti ad origine mesenchimale quali cartilagini, osso e tendini, a partire da cellule staminali mesenchimali derivate da tessuti adiposi. Sulla base dei risultati e delle osservazioni cliniche ottenuti nel trattamento di patologie caratterizzate da fenomeni sclero-atrofici quali distrofie vulvari, radiodermiti, sclerodermie, Sindrome di
Romberg, esiti cicatriziali e Sindrome di Sjogren, ci aspettiamo di ottenere risultati incoraggianti in termini di miglioramento del trofismo tissutale grazie alle proprietà rigenerative di microinnesti tissutali utilizzati nel trattamento delle ulcere e ferite difficili. La metodica da noi proposta vuole rappresentare una possibilità terapeutica innovativa, volta alla cura di lesioni croniche e difficili da trattare, che spesso colpiscono pazienti defedati e/o immunodepressi, con importanti comorbidità e per i quali sono controindicate procedure invasive. La stessa tecnica è stata descritta in letteratura, per il salvataggio dell'arto ischemico in pazienti diabetici che erano candidati all'amputazione, possiamo immaginare, quindi, l'impatto socio-economico che tale tecnica determinerebbe, oltre al contributo prezioso che fornirebbe per lo sviluppo e la progressione della ricerca nel campo della chirurgia rigenerativa.