Le agevolazioni per il mezzogiorno: possibili interventi, analisi di impatto, legittimità costituzionale e compatibilità europea
La c.d. "questione meridionale" affonda le sue radici in un passato ormai lontano. Già negli anni immediatamente successivi all'unificazione italiana erano evidenti le profonde differenze esistenti nelle condizioni dell'economia delle diverse aree del nostro Paese.
La crisi economica, politica e sociale dello scorso decennio ha colpito il Sud in misura maggiore di quanto non sia accaduto al Nord e ha fatto riemergere il problema di un'Italia che viaggia a due velocità, nella quale il meridione risulta penalizzato per la minore quantità
e qualità di infrastrutture e servizi pubblici e per il tasso di disoccupazione che, di conseguenza, si attesta su livelli più elevati.
Non sempre gli interventi adottati per favorire la crescita e l'occupazione nel Mezzogiorno sono stati risolutivi e non sempre sono stati realizzati nell'ambito di riforme organiche dotate di adeguata sistematicità.
Oggi più che mai, l'impostazione di una adeguata politica di sostegno dell'economia del Mezzogiorno non può prescindere da un approccio interdisciplinare che, dopo aver individuato gli strumenti idonei ad ottenere concreti risultati in termini di recupero di
produttività del sistema economico, efficienza dei servizi pubblici e redistribuzione della ricchezza, ne verifichi la conformità ai principi fondamentali dell'ordinamento costituzionale, in particolare quello della capacità contributiva in rapporto all'uguaglianza, nonchè la
coerenza con l'obiettivo del mercato unico europeo, garantito dal divieto di aiuti di Stato.
Unitamente agli aiuti di carattere fiscale saranno esaminate le misure dirette a promuovere l'occupazione nelle aree meno sviluppate del Paese e, in particolar modo, nel Sud, poichè anch'esse si risolvono in un sostegno finanziario a favore dell'economia del territorio.