Funzioni Esecutive e Flessibilità Cognitiva nell¿anziano sano e nell¿anziano con deterioramento cognitivo lieve
Tra le patologie tipiche dell¿invecchiamento la principale causa di disabilità progressiva è rappresentata dalla demenza. La demenza, o deterioramento mentale, è una sindrome clinica a eziopatogenesi multifattoriale, caratterizzata da perdita delle funzioni cognitive, a cui spesso si associano modificazioni del carattere e della personalità (Geldmacher, 1996). Tali cambiamenti interferiscono, necessariamente, con la capacità della persona di relazionarsi all¿ambiente esterno e di svolgere le consuete attività di vita quotidiana (Oxford Handbook of Neurology- II ed., 2014).
Tra le alterazioni cognitive e neurologiche che possono degenerare in vere e proprie demenze, si colloca il Mild Cognitive Impairement (MCI), una sindrome clinicamente eterogenea caratterizzata da un lieve deterioramento cognitivo che non compromette le normali funzionalità quotidiane (Petersen et al., 1997).
Il MCI è spesso, ma non sempre, una fase transitoria che va dai cambiamenti cognitivi tipici del normale invecchiamento a quelli presenti nella demenza. Inizialmente definita in base alla presenza di lievi disfunzioni mnestiche, si è successivamente riconosciuta la compromissione di altre funzioni cognitive, che hanno portato a riconoscere quattro tipologie di MCI, amenesico e non amnesico, a dominio singolo o multiplo (Petersen, 1999). Sarebbe molto rilevante riuscire a discriminare quali caratteristiche cognitive consentono di predire la progressione da MCI a demenza. A tale scopo può essere utile approfondire lo studio delle funzioni esecutive (FE), che risultano compromesse nei pazienti affetti da demenza. L¿obiettivo di questo studio è quello di valutare la presenza e la gravità di eventuali alterazioni delle FE in persone con MCI, al fine di poter meglio definire questa categoria diagnostica ed evidenziarne le differenze rispetto al declino cognitivo che caratterizza il normale invecchiamento.