La diffusione di batteri resistenti alla terapia antibiotica rappresenta un importante problema di sanità pubblica a livello mondiale, essendo tali batteri associati ad incremento della mortalità, della durata della ospedalizzazione e dei costi per il sistema sanitario. Numerose evidenze supportate dalla microbiologia molecolare e da dati epidemiologici suggeriscono una diffusione di germi antibiotico-resistenti fra i pazienti, ed il rischio di acquisizione di infezioni è più alto nei pazienti ricoverati nei reparti di terapia intensiva, nei pazienti oncologici e nei dializzati. Inoltre, sia per le infezioni sostenute da CPE che per CDI sono stati evidenziati dei cloni batterici ad alto rischio di diffusione, che combinano alla resistenza agli antibiotici le caratteristiche di resilienza, persistenza e capacità di colonizzazione e patogenicità. Tra i batteri di maggiore rilevanza ed impatto clinico ci sono le Enterobacteriaceae resistenti ai carbapenemi ed il Clostridium difficile associato a CDI. Le lesioni anatomiche connesse alla CDI causano una profonda alterazione della permeabilità della parete intestinale e favoriscono la traslocazione di germi dal lume intestinale alla circolazione sistemica. Quindi la CDI può rappresentare la porta d'ingresso verso la circolazione sistemica per germi multi-antibiotico-resistenti di pertinenza intestinale. In Italia la Klebsiella pneumoniae produttore della carbapenemasi KPC è la specie più rilevante per incidenza e prevalenza come agente che causa sepsi in ospedale. Il C. difficile potrebbe rappresentare uno dei principali fattori di rischio per la diffusione e aumento della severità dell'infezioni sostenute dai batteri produttori di carbapenemasi, soprattutto nei pazienti ospedalizzati. Il progetto si propone di valutare mediante approccio genomico il tipo e le caratteristiche genetiche e fenotipiche delle Enterobacteriaceae resistenti ai carbapenemici e del C. difficile che colonizzano pazienti ad alto rischio infettivo.