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Tra i fenomeni che hanno segnato, per intensità degli effetti e rapidità di diffusione, l'evoluzione socio-economica degli ultimi 50 anni, un ruolo di estremo rilievo rivestono la crescita della popolazione urbana, che in Europa pesa per oltre due terzi del totale e in Italia supera l'80%, e il degrado delle terre, con l'intensificarsi dei processi di alterazione del clima che si è tradotto in un crescente peggioramento della qualità dei suoli fertili, con un'accentuazione dei processi di desertificazione anche nel bacino del Mediterraneo.
I due fenomeni di cui sopra sono intimamente connessi. Situazioni in cui l'espansione delle città si è tradotta in una diffusione incontrollata delle superfici edificate nelle aree peri-urbane, con notevoli costi in termini di consumo di suolo agricolo e naturale, hanno favorito l'incremento dei processi di degrado delle terre e di desertificazione in tutto il bacino del Mediterraneo. Una strategia alternativa di crescita urbana in termini di sostenibilità è invece uno sviluppo policentrico delle aree urbane, che combini i vantaggi in termini di economie di agglomerazione, uso efficiente delle infrastrutture, riduzione del consumo di suolo, proprie delle città compatte, con la ridotta congestione delle aree decentralizzate. Forme e intensità dello sviluppo urbano sono il risultato di dinamiche demografiche a livello locale, connesse a fattori socio-economici, e delle attività di costruzione, le cui fluttuazioni sono particolarmente sensibili al ciclo economico in paesi, come l'Italia, caratterizzati da maggiore informalità del settore e limitata edilizia pubblica/sociale.
Scopo del progetto è quindi analizzare l'impatto delle crisi che hanno attraversato l'economia italiana in questi 50 anni sull'evoluzione dei processi di urbanizzazione osservati in Italia, valutandone gli effetti sull'indice di rischio di degradazione del suolo, ad una scala spaziale disaggregata.