La stagione culturale del Rinascimento giuridico ha com'è noto interessato principalmente le opere di diritto giustinianeo ma ha anche coinvolto, e in maniera non residuale, le raccolte di leggi longobardo-franche, in un tentativo di fissazione del corpus normativo ancora vigente in Italia parallelo al recupero del diritto romano e alla razionalizzazione del diritto canonico. A tale operazione si accompagnò l'esegesi delle norme di legge da parte di giuristi longobardisti ancora oggi poco noti o addirittura non identificati, che si tradusse nella produzione di testi a corredo più o meno autonomi nonché in operazioni più complesse di glossatura/interpretazione del testo normativo. Protagonisti di tale movimento furono notai, giudici, causidici, ovvero pratici del diritto (per formazione prima ancora che per professione) che spesso poi coniugavano l'attività pratica con l'insegnamento nelle scuole di diritto cd. 'minori', dove l'interesse per il ius civile lasciava comunque spazio allo studio del ius proprium. Le scritture di quegli antichi maestri, la loro cultura, i loro libri, copiati per sé o prodotti al di fuori degli ambienti tradizionali, sono stati oggetto di indagine (di paleografi, storici della cultura scritta, storici giuristi) in maniera assai discontinua, tanto da essere in certi periodi del tutto marginali. La ricerca si propone proprio di riprendere questo filone di studi e quindi di censire e descrivere i testimoni manoscritti della raccolta di leggi detta Lombarda e di indagare dal punto di vista paleografico, codicologico e storico giuridico i prodotti dell'attività esegetica di XII e XIII secolo, adottando per quest'ultimo aspetto criteri interdisciplinari già sperimentati per materiali e testi del diritto civile e canonico e finora mai applicati ai prodotti della longobardistica.