Kufa (presso Najaf, Iraq centro-meridionale), fondata nel 17° anno dell'egira (638 d.C.) durante l'espansione dei musulmani verso est, è il secondo insediamento progettato e costruito ex novo dai conquistatori nell'intero impero islamico nascente di cui si conservino memoria ed evidenze archeologiche. Queste ultime, relative al complesso costituito dalla Grande Moschea e dal Palazzo del Governo, sono state portate alla luce nel secolo scorso dall'allora Directorate-General of Antiquities del Governo Iracheno. Il complesso è noto in letteratura attraverso la traduzione inglese (1963) del rapporto di scavo della terza campagna (1956), i cui risultati sono stati canonizzati da Creswell nel 1969 e riproposti nel 1989.
Dalla visita del sito compiuta nel giugno del 2018 da due componenti del progetto è emerso che tra il 2000 e il 2010 moschea e palazzo hanno subito alterazioni strutturali che hanno perturbato la connessione tra i due edifici e la planimetria del palazzo. Inoltre, la risalita d'acqua da una falda sotterranea e l'avversione della locale comunità sciita nei confronti delle rovine del palazzo, da essa ritenuto il simbolo dell'oppressione omayyade, minaccia lo stato di conservazione del sito. Dai colloqui tenuti con i colleghi dell¿Università di Kufa è anche emerso che i risultati delle prime due campagne di scavo (1938 e 1954) e delle quattro successive (1957, 1964-1965, 1966-1967), sono stati pubblicati e la documentazione conservata.
Alla luce di queste nuove acquisizioni una revisione critica della storia strutturale del complesso basata su uno studio archeologico e topografico è apparsa necessaria, ma anche possibile grazie al sostegno dello State Board of Antiquities and Heritage del Ministero della Cultura della Repubblica dell'Iraq che nel febbraio 2019 ha concesso alla proponente, come rappresentante del Dipartimento di Scienze dell'Antichità della Sapienza, un permesso triennale per compiere attività di documentazione topografica in situ.