Il progetto si propone di esaminare il processo di allargamento dell'Unione europea verso i Balcani occidentali. Tale tematica costituisce, indubbiamente, una delle principali questioni di cui si dovranno occupare le istituzioni nel prossimo quinquennio. Una volta superata la fase della c.d. Brexit, che, con ogni probabilità, porterà, per la prima volta nella storia, ad un restringimento territoriale dell'Unione europea, sarà, infatti, necessario rilanciare con forza il processo di integrazione europea in entrambe le sue linee direttrici: quella dell'approfondimento e quella dell'allargamento. Sotto quest'ultimo profilo, l'interesse delle istituzioni sarà rivolto, in primo luogo, ai Balcani occidentali.
Come già messo in evidenza dal Presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, il 2020 sarà certamente un anno di svolta per le relazioni tra Unione europea e Balcani occidentali, dopo un luogo periodo di stallo.
La ricerca avrà un approccio fortemente innovativo, poiché prevede l'adozione di una metodologia sistemica, che terrà conto non solo della situazione negli Stati interessati, ma anche del processo di riforma che l'UE dovrà realizzare in previsione di tale evento.
Finora, infatti, la dottrina si è occupata solo delle misure che l'UE deve adottare per avvicinare i Paesi di quest'area agli standard dell'Unione. Ha, invece, trascurato l'altra faccia della medaglia, cioè l'impatto che l'adesione di nuovi membri può avere sull'Unione, soprattutto in termini di corretto funzionamento istituzionale.
Il valore aggiunto della ricerca è proprio quello di analizzare la questione da una duplice prospettiva. Da un lato, verrà presa in esame la situazione dei potenziali futuri Stati membri, al fine di valutare i tempi entro cui potranno soddisfare pienamente i requisiti di ammissione all'Unione europea. Dall'altro lato, si rifletterà su cosa dovrà fare l'Unione per prepararsi ad accogliere tali Stati, soprattutto in termini di riforme istituzionali.