Architetture italiane del Novecento a Tirana. L’ex Circolo Italo-Albanese Skanderbeg
L’ex Circolo Italo-Albanese intitolato all’eroe nazionale Giorgio Castriota Skanderbeg, oggi Teatro Nazionale, è un edificio costruito a Tirana del 1939 per ospitare attività sociali, culturali e ricreative. Collocato nel cuore della capitale albanese, alle spalle di Piazza Skanderbeg, esso costituiva una cerniera tra la città ottomana e la nuova Tirana. L’edificio si inseriva nel grande piano di costruzione dell’immagine rappresentativa della giovane Capitale, ideato dagli Italiani dalla seconda metà degli anni Venti e la fine degli anni Trenta con l’asse monumentale, cresciuto gradualmente attraverso i progetti di Di Fausto, Bosio, Bertè, Ballio Morpurgo. L’edificio fu commissionato da Galeazzo Ciano, allora Ministro degli Esteri, alla ditta Pater-Costruzioni Edili Speciali di Milano, e fu realizzato in pochi mesi con un sistema costruttivo sperimentale, in struttura mista di cemento e legno, in risposta alla politica autarchica sviluppata negli anni Trenta. Questa tecnica era in uso anche in Italia in quegli anni, per la costruzione di case di villeggiatura, padiglioni, sanatori e case di cura, colonie climatiche, chalet, chioschi e strutture prefabbricate. L’edificio si componeva di due strette ali longitudinali disposte simmetricamente, che definivano una corte allungata aperta sui lati corti; una configurazione che ancora si legge, benché siano state effettuate diverse modifiche nel tempo. Pur nel suo carattere funzionale e provvisorio, l’edificio ha assunto nel tempo, oltre che un valore storico-documentario, un forte carattere urbano ed un ruolo evocativo di un passato complesso e contraddittorio. La presenza di questo edificio è particolarmente significativa nella Tirana contemporanea, sempre più impegnata ad acquisire una immagine internazionale e globalizzata. Lo scritto suggerisce diverse interpretazioni di questa “macchina futurista”, ed evidenzia la sua capacità di creare uno spazio metafisico nel caos metropolitano contemporaneo, denunciando il pericolo della sua demolizione, prevista nel Piano Regolatore del 2002 e su cui sta dibattendo attualmente in Albania.