Ricostruzione di territori

01 Pubblicazione su rivista
Caravaggi Lucina
ISSN: 1592-8608

I terremoti degli ultimi anni, ad eccezione di quello che ha colpito l’Emilia Romagna, hanno interessato territori appenninici a quote alto collinari e montane.
Si tratta di aree soggette a un inesorabile spopolamento dal dopoguerra a oggi, tendenza che i terremoti stanno ulteriormente rafforzando. I territori montani dell’appennino non sono solo aree interne, genericamente definite in base alla “distanza” dai centri più dinamici , ma anche aree marginali, caratterizzate da scarsa accessibilità, carenza di servizi e spazi pubblici, mancanza di opportunità culturali e lavorative, abbandono di paesaggi rurali, pericolosità ambientale che, combinata alla elevata vulnerabilità di centri storici, determina alti livelli di rischio sismico e idrogeologico.
In particolare si assiste allo svuotamento di senso e di funzioni vitali dei centri storici, ormai costituiti in maggioranza da seconde case, a cui si accompagna l’estrema stagionalità dei flussi turistici, la recettività ancorata a modelli del passato e un perdurante conflitto culturale e amministrativo tra tutela e trasformazione.

Purtroppo la tendenza è ancora quella di separare gli interventi invece che farli dialogare: da una parte i centri storici, i beni culturali, gli edifici, dall’altra il paesaggio, le iniziative economiche, la valutazione dei rischi ambientali, dall’altra ancora le ricerche volte ai progetti di architettura, ai nuovi materiali, alla sperimentazione tecnologica.
E’ proprio la carenza di progetti di architettura, forse, uno dei segnali più evidenti della perdurante settorialità degli interventi, della tendenza a rimandare l’innovazione (tecnologica, normativa) o a nasconderla dietro una tradizione che assume spesso i tratti del vernacolo.

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