Paesaggi urbani lituani. Il rapporto tra architettura e boschi nella città di Vilnius in epoca sovietica ed in alcuni luoghi del contemporaneo.
La città di Vilnius ha avuto molte trasformazioni architettoniche (e politiche) dovute alle molte dominazioni che ha subito: ogni potere ha lasciato le sue tracce nel paesaggio urbano e sociale. Ma anziché subire la città è sempre stata in grado di includere nella sua immagine e nel suo tessuto i simboli e i segni delle differenti culture. Utilizzando la categoria dell’economista premio Nobel Amartya Sen, il quale studia il valore anche economico delle differenti identità presenti contemporaneamente nel corpo sociale e nella mente umana, possiamo dire che anche Vilnius ha acquisito un’identità multipla, cioè ha mantenuto il suo genius loci che non si identifica con una immagine prevalente, ma ne contempla simultaneamente varie senza perdere la sua unicità.
Nonostante il forte cambiamento indotto da ogni dominazione subita, sia essa imperiale, sovietica o capitalista, Vilnius è riuscita a mantenere forte la sua identità di luogo sorto su colline boscose e le foreste che la circondano, che formano una cintura di parchi piene di laghi, penetrano nella città fino a lambire il centro storico e le rive del fiume Neris.
Questo libro prende in esame alcune trasformazioni del paesaggio urbano di Vilnius avvenute con le due ultime urbanizzazioni cercando di mostrare come, sia la pianificazione sovietica sia quella non meno selvaggia e invasiva del capitalismo contemporaneo siano riusciti, in alcuni casi specifici qui studiati, a non alterare il rapporto di armonia tra l’antropizzazione e la natura del luogo. Sia la cementificazione dell’URSS sia l’aggressiva speculazione attuata dalle multinazionali odierne è riuscita, in alcuni casi, a salvaguardare l’equilibrio delicatissimo tra pieno e vuoto, consentendo ai boschi, alle foreste, ai fiumi e torrenti che hanno coperto per secoli le colline della città, di integrarsi con i manufatti architettonici.