L'emigrazione dall'Istria nel periodo asburgico (1867-1918)
Il contributo si concentra sull’emigrazione dall’Istria durante il periodo asburgico tra il 1867 e la
fine della prima guerra mondiale quando venne annessa al Regno d’Italia. Tra il 1870 e il 1885,
come in altri paesi europei, si verifica una forte emigrazione nei territori italiani dell’AustriaUngheria
che colpisce anche l’Istria. Determinata da cause economiche l’emigrazione istriana si
dirige prima verso Argentina e Brasile poi verso gli Stati Uniti. Inizialmente l’emigrazione organizzata
viene ostacolata dalle autorità austriache, successivamente viene agevolata perché considerata
come uno strumento per alleviare la pressione demografica e sociale. Grazie a una serie di accordi
tra il governo di Vienna e di Budapest all’inizio del Novecento, le navi degli emigranti cominciano
a salpare dal porto di Trieste e dal porto di Fiume. Con la fine della prima guerra mondiale gli
emigranti istriani, come anche coloro che erano emigrati dalle province italofone dell’AustriaUngheria,
lontani dal territorio italiano non poterono optare per la cittadinanza italiana secondo i
trattati di pace diventando apolidi o acquisendo la cittadinanza del paese di emigrazione. La legge
14 dicembre 2000, n. 379 permette ai discendenti di quanti, nati e residenti nei territori italiani
dell’impero asburgico, erano emigrati di diventare cittadini italiani.